Regia di Peter Segal vedi scheda film
Giocando sul tema del doppio (un matto sano costretto a farsi curare da finto sano che in realtà è matto vero), con spruzzate di discutibilissima psicanalisi, questa commedia gradevole e buffa sulla gestione dell’ira vive di momenti sicuramente densi di ritmo e scorrevolezza, come l’incontro con il travestito e la capatina dai buddisti, e di sequenze stanche e monotone. Certo, la comicità è grossolana, come grossolana è l’interpretazione di un gigionesco e sornione Jack Nicholson, sempre obbligato a ripetere o il cliché del vecchio insopportabile o dell’insano dal ghigno malefico (come in questo caso); e l’atmosfera psicanalitica è solo un pretesto per allineare gags e scenette divertenti. Deludente il finale riconciliatorio nonostante l’apparizione di Rudolph Giuliani in pieno clima di santificazione (siamo dopo l’11/09), in cui il discutibile personaggio di Nicholson viene elevato ad una dimensione celeste da Sandler: un po’ di cattiveria in più non sarebbe guastata. In fondo qua e là dimostra di poter essere anche cinica. Se avesse osato di più sarebbe stato un bijou.
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