Regia di John Polson vedi scheda film
Le dark ladies non sono mai morte, nel cinema americano. Basta aspettare un momento di pigrizia degli sceneggiatori, ed ecco che subito rispuntano fuori mangiatrici di uomini e pericolose assassine. Dopo Attrazione fatale, poi, l’involuzione è stata radicale: non più l’avidità o la rivalsa, ma la pura psicopatologia diventano il movente di questi pericoli pubblici. In Swimfan la situazione-tipo è ambientata in un college, e il tentativo è quello di rivendere il meccanismo del film di Lyne al pubblico della linea multisala- home video. Il fatto è che per arrivare a un’ora e venti la vicenda viene stiracchiata, e ci mette tutta la prima mezz’ora per mostrare un ragazzone bravissimo nel nuoto che tradisce la fidanzata con una adiposa biondina. È l’inizio dei suoi guai, perché la bionda pur di tenerselo arriva all’omicidio, e indovinate chi è invece il primo innocente sospettato? Calma piatta, in un film che comincia al quarantesimo minuto di proiezione e finisce al quarantacinquesimo. La piscina del titolo non funziona neanche come luogo deputato di un paio di scene madri.
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