Regia di E.B. Clucher (Enzo Barboni) vedi scheda film
Una delle più turpi pubblicità ingannevoli mai verificatesi nella storia dei titoli di film: in maniera decisamente disonesta Clucher (cioè Enzo Barboni) prosegue idealmente con questo titolo la serie di Trinità, composta da due film girati nei due anni precedenti (Lo chiamavano Trinità e ...continuavano a chiamarlo Trinità). E per non lasciare dubbi conferma proprio lo stesso protagonista, Terence Hill: ma al suo fianco là c'era Bud Spencer e, con maggiori potenzialità e migliori dinamiche, per forza di cose tutto filava liscio. Qui invece le due ore (!) di pellicola scorrono con una lentezza indicibile, sotto il peso di una trama-macigno composta da pochissime idee e stantìe. Proprio quell'anno il sodale Spencer girava in solitaria, con la regia di Maurizio Lucidi, Si può fare... amigo: nello scontro diretto Hill ha la peggio, seppure non di tanto. Entrambi gli attori vengono infatti impiegati in prodotti orchestrati sulla falsariga dei precedenti successi della coppia (una commistione di spaghetti western e commedia, buone dosi di cazzotti, scenette comiche per Spencer e sentimentali per Hill), ma questa blanda sceneggiatura del regista stesso pare davvero non aver granchè da dire. Curiosità: sia qui che in Si può fare... amigo compare Sal Borgese, in ruoli di contorno. Musiche apprezzabili dei fratelli De Angelis, che però hanno fatto e faranno ben di meglio. 4,5/10.
Damerino inglese si trasferisce nel far west per prendere possesso delle proprietà ereditate; per amore di una ragazza sarà costretto a diventare un vero uomo, cioè ad imparare a cavalcare e a sparare.
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