Regia di John Landis vedi scheda film
Durante una notte di luna piena, in una cupa brughiera inglese, due studenti americani vengono aggrediti da un licantropo: uno muore, l’altro rimane ferito ma è ugualmente condannato. È abbastanza chiaro che Landis non vuole accontentarsi di girare un horror convenzionale, ma non è altrettanto chiaro dove voglia andare a parare. Dopo 15’ magistrali, con la tensione che si accumula a partire da elementi insignificanti (l’augurio “in bocca al lupo”, l’avvertenza a mantenersi sempre sulla strada, l’atmosfera omertosa degli avventori del pub), quando esplode il dramma il film diventa un curioso ibrido: un horror che rispetta gli stilemi del genere ma che viene raccontato con leggerezza, anche grazie a una vicenda sentimentale che ammorbidisce parecchio i toni, senza però diventare mai una vera commedia (per essere chiari: non si ride, si prova paura). Il risultato è spiazzante, anche gradevole, ma lo sviluppo narrativo lascia perplessi: non c’è nessuna suspense, nessuna sorpresa, perché i fatti si svolgono esattamente nel modo in cui vengono preannunciati da Jack (al plenilunio successivo David si trasformerà in licantropo e farà una strage) e portano esattamente al finale previsto. Notevoli, per l’epoca, gli effetti speciali.
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