Regia di John Landis vedi scheda film
1981, scritto e diretto da un John Landis toccato da una luce di celeste genialità, Un lupo mannaro americano a Londra mescola tutte le anime caleidoscopicamente esplose del geniale regista. Horror e ironia si fondono in un unico accordo delirante, mostrando come la risata possa assolutamente andare d'accordo con la tragedia e anzi da essa possa trarre nuova linfa. Effetti speciali e sceneggiatura non si prevaricano mai ma si sostengono a braccetto gli uni per provocare shock con l'incredibile trasformazione a vista da uomo e lupo che consentì a Rick Baker di conquistare l'oscar. L'altra per rendere frizzante e memorabile ogni momento smontando il mito del lupo mannaro per rimontarlo in chiave metropolitana, grottesca e romantica insieme. Cinema, tanto cinema dentro il film stesso scaricato con autentica passione da chi il cinema l'ama e pretende che sia amato. Il poster di Casablanca campeggia nell'appartamento della bella amante dell'uomo lupo, Jenny Agutter. Frank Oz fa un cameo e le sue creature, i Muppet fanno la loro presenza in televisione. David avendo preso coscienza di essere un uomo lupo cita l'omonimo film di George Waggner con Lon Chaney Jr. Irresistibile la parte di Griffin Dunne promesso Fuori Orario per Scorsese qui perso nel limbo dei non morti a materializzarsi scannato al suo amico. La lunga scena finale del cinema è un omaggio a un classico della fantascienza -Blob- in cui il fluido mortale erompe da un cinema così come il lupo ormai braccato irrompe tra la folla al di fuori del cinema. Il cinema nel cinema, un porno per l'esattezza in cui si ha un scena assolutamente landiana nella sua demenziale comicità che richiama direttamente all'umorismo del Ridere per Ridere del Kentucky Fried Teathre di cui Landis con gli amici Zucker e i fratelli Abhrams faceva parte. Eccezionale film, Un lupo americano a Londra segna uno dei punti più alti toccati da John Landis e dell'intero cinema americano sparando questo gioiello insieme a l'eccezionale e visto il tema, assolutamente ironica, "Bluemoon" a farne da cornice, nell'olimpo dei cult intramontabili.
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