Regia di Edoardo Gabbriellini vedi scheda film
Va bene la simpatia e pure il viatico che è d’uopo aprire ai “nuovi”, ma questa volta Domenico Procacci ha simpaticamente esagerato. L’opera prima di Edoardo Gabbriellini, infatti, misteriosamente selezionata dalla (ex) rigidissima Semaine de la Critique cannense (vale a dire i critici del sindacato critici d’Oltralpe...), è uno sconclusionato home movie girato in una colonia posta sulla foce di un fiume di una piccola città della costa italiana occidentale. Dalle parti di Livorno, insomma, come livornese è l’umore e gli umori dei comprimari. Fra intrallazzi in zona tangentopoli e amanti dal sapore hard (la “mitica” ex pornostar Selen), si susseguono le disavventure di Mario (lo stesso Gabbriellini), idraulico per sbarcare il lunario e cantante rock nei suoi sogni stralunati proiettati verso Lamerica senza l’apostrofo. Noiosetto, mestissimo, con poche idee, il debutto ha le uniche virtù nella sua brevità e nel personaggio di Gaia, interpretata da Carolina Felline, un cognome che è già quasi una garanzia. Quanto alla regia c’è da notare lo sforzo del giovane autore di sporcare il cinema del suo pigmalione, Paolo Virzì, con strisce underground, ritmi “inurbani”, sbandati e timidissimi coriandoli fiabeschi. Ma sono solo schizzi, abbozzi, decalcomanie. Che vanno a confondersi con il titolo, pressoché misterioso, con una fotografia sbiadita e programmaticamente sgranata, con un fiato in debito d’ossigeno e buono, appunto, giusto per un corto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta