Regia di Edoardo Gabbriellini vedi scheda film
Certe persone hanno un culo che non si reggono in piedi. Non sto parlando di Selen, qui, fra l'altro, sempre vestita, ma di Edoardo Gabbriellini, valoroso protagonista di "Ovosodo" (1997). Dopo avere prestato il volto al Piero Mansani del film di Virzì, l'attore livornese si becca i soldi di Procacci e della Fandango con una sceneggiatura assolutamente inconsistente. Almeno apparentemente debitore nei confronti di Wenders più che verso Virzì, il film di Gabbriellini ha nel falso movimento (in direzione di New York) il suo nucleo fondamentale. Ma se era questa l'idea centrale dell'esordiente regista, non è arduo notare che tutto poteva essere detto meglio e con maggiore efficacia spettacolare. Qualche cenno di verità, qua e là, si coglie, ma, stranamente, si coglie soprattutto nelle scene nelle quali è presente il romano Marco Giallini, il miglior attore del mazzo, che dev'essersi divertito un mondo a imparare il livornese. Alla Felline, cui viene regalato un personaggio abbastanza interessante, doveva essere risparmiata la scena del karaoke.
Un'occasione sprecata da Gabbriellini. Speriamo nella prossima chance, se gliela daranno. Il titolo, nonostante le fantasiose ipotesi di qualche critico, resta un mistero. (29/08/2007)
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