Regia di Paolo Angelini vedi scheda film
Paolo Angelini e i suoi complici - attori e tecnici - debbono essersi divertiti come pazzi a realizzare Paris, Dabar. Che infatti è il classico film assai più bello a raccontarsi che a vedersi, per cui fate una robusta tara a ciò che state per leggere. Come si evince dal gioco di parole con la Parigi-Dakar, il film è una gara alcolica: una maratona di dieci concorrenti nei bar di via del Pratello, zona ”off“ (o sedicente tale) della vecchia Bologna, facendo a gara a chi si sfonda di più. Protagonisti tutti gli alcolici possibili e immaginabili, dalla birra in su, e le chiacchiere che un simile consumo di alcool porta con sé. Il tutto pianificato per bene e poi girato in tempo reale, con dieci videocamere che pedinavano (zavattinianamente) altrettanti esseri umani alle prese con sogni, tristezze, ribellioni, riflessioni su se stessi e sul mondo. Ne esce il ritratto di una fetta di città assai particolare (chi frequenta Bologna sa che in essa sopravvivono pezzi di anni ‘70 scomparsi, o distrutti, in tutto il resto del mondo) e di una generazione che si ostina, in modo orgoglioso e di tanto in tanto patetico, a non allinearsi. Il film, a vedersi, è noioso. Esserci, quando l‘hanno girato, dev‘essere stato uno spasso.
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