Regia di Andrej Tarkovskij vedi scheda film
Il quarantenne Andrej Tarkovskij fa un bilancio della propria vita rievocando le vicende familiari che l'hanno visto prima bambino crescere insieme alla madre e alla sorellina dopo che il padre li aveva abbandonati, e poi adulto con la moglie e il figlio da cui si è separato. Centrale è il ruolo della donna, che madre o moglie che sia (in entrambi i casi interpretate da Margarita Terechova), rappresenta la continuità necessaria di un discorso lasciato in sospeso, il legame indissolubile con la propria terra e le proprie origini. E' la costante in mezzo a un mondo in continuo divenire, l'elemento che nè assorbe ogni pulsione emotiva e slancio sentimentale e come uno specchio nè riflette i contorni fisici e l'anima spirituale senza disperderne l'afflato poetico.
"Lo specchio non è un titolo occasionale : il narratore vede la sua donna come la continuazione di sua madre perchè gli errori si ripetono. La ripetizione è una legge, perchè l'esperienza non si trasmette e ciascuno deve viverla". Questo dice l'autore russo, che concepisce la vita come un esperienza unica nel suo genere, degna di essere vissuta e rivisitata. Tra realtà e fantasia, alternanza di colori e simbolismi, accadimenti privati e fatti pubblici, il film percorre la sua strada proiettando su schermo le fantasie adulte di un poeta, che sa incantare e far riflettere insieme, per come si concede alla bellezza vergine della natura e alla forza dirompente dei suoi elementi, e per quanto sa suscitare impressioni sul senso della storia e la natura dell'uomo. Ha una composizione a mosaico che manca sia di linearità temporale che di unità spaziale, composto da un insieme di immagini sciolte che, pur nella effettiva discontinuità narrativa, creano un'intima e sostanziale specularità di rapporto tra il passato e il presente, tra le immagini di repertorio che documentono le miserie di un paese in guerra e i resoconti di un infanzia difficile. Tarkovskij rappresenta le sue memorie attraverso suggestioni figurative dall'alto impatto visivo, capaci di catturare quanto c'è di bello e necessario nel particolare evidenziato ma anche di proiettarne implicazioni più generali, di mantenere una genesi privata pur rivelandone una pubblica pertinenza. Si, perchè da essi traspare lo stato emotivo di un intero popolo, deluso dalla storia e succube della politica, che vive la sua sottomessa condizione di abbandono con la crudele ansietà di chi si trova sempre sull'orlo del baratro. La crudeltà della guerra e la serenità bucolica della campagna, l'abbandono e l'attesa, un fucile dato in mano a dei bambino e il vento che taglia l'erba, la pioggia che lava e il fuoco che incenerisce, la paura che affligge e la speranza che rincuora, tutto è attraversato dalla forza evocatrice dei ricordi, tutto è ricondotto nel flusso cosciente della memoria, tutto è partecipe di uno stato emotivo la cui origine si iscrive nel solco più ampio tracciato dalla storia. L'intimità di Tarkovskij si trasforma in un quadro storico di emblematica resa figurativa dunque, perchè, come con uno specchio, grazie e essa non è solo possibile restituire un immagine riflessa ma anche catturarne le più intime sfumature, quelle da cui è possibile tracciare i contorni di una storia più estesa. Si può pensare a questo film, alla voluta frammentarietà che lo caratterizza, come ad un quadro che per essere apprezzato meglio va visto nel suo insieme composito ma che ha un suo pregio anche nella possibilità data ad ognuno di estropolarne solo particolari segmenti quando si ritiene che anche grazie ad uno soltanto di essi è possibile far acquistare alla memoria quella facoltà che gli è propria di complementare in un unico insieme gli aspetti che contribuiscono a fornire notizie su un percorso esistenziale. "Lo specchio" è un grande film, ostico e affascinante insieme, capace di suscitare emozioni attraverso il potere evocativo dei ricordi e le suggestioni poetiche di immagini in movimento. L'opera di un maestro di cinema.
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