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Pavements

Regia di Alex Ross Perry vedi scheda film

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La recensione su Pavements

di EightAndHalf
7 stelle

Succedono tante cose contemporaneamente: lo storico gruppo Anni Novanta Pavement si riunisce; una major hollywoodiana ha pagato i diritti per realizzare un film su di loro, con Joe Keery, Jason Schwartzmann e Alex Ross Perry alla regia; un gruppo teatrale vuole riadattare l’album Slanted and Enchanted come musical; degli allestitori preparano un museo sulla storia del gruppo. Col solo dettaglio che solamente una di queste frasi è vera. 

Con un occhio alla storia dei mock rockumentary degli Anni Ottanta (The Great Rock’n’Roll Swindle, The Rutles, dritto su fino a This Is The Spinal Tap), il regista proveniente dalle fila del mumblecore statunitense realizza un gigantesco scherzo dalla forza mimetica degna del Rolling Thunder Revue di Scorsese di qualche anno fa, revisionista perché profondamente consapevole che lo slacker rock dei Pavement è un genere da apprezzarsi e ascoltarsi con orecchie diverse da quelle devote alla pura bellezza. Mettendo insieme un bel gruppo di persone volenterose a prendersi poderosamente in giro da sole, Alex Ross Perry sperimenta un montaggio stravagante di split screen e dissolvenze incrociate stroboscopiche per seguire la preparazione di tutti questi eventi incentrati sui Pavement, mentre con andazzo episodico lista le tappe fondamentali della storia della band. Il principio che rende il film originale è quello per cui la materia archivistica e più astrattamente storica viene ibridata con la freddura e la satira, allo scopo di una messa alla berlina del mondo dello spettacolo (discografico, cinematografico, teatrale) che ricicla e risputa, cerca la nostalgia e il feticcio per partorire rumore. Con la scusa, si ascoltano parecchie delle sbilenche ma bellissime canzoni dei Pavement, e i veri Pavement si prestano a una costante presa in giro di loro stessi, ironizzando su logiche di mercato, icona televisiva e processo creativo artistico. Un grande fuoco d’artificio in forma di film, forse poco digeribile per i meno avvezzi alla scena lo-fi Anni Novanta ma una garanzia di qualità comica quando si lascia a Keery e Schwartzmann spazio per le loro deliranti auto-ironiche ingenuità. 

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