Regia di Errol Morris vedi scheda film
Errol Morris potrebbe anche essere considerato l’inventore, o quantomeno il promotore, del documentario formato crime, che più che drammatizzare thrillerizza qualsiasi cosa tocchi e veda. Non fa differenza Separated, che dei suoi consueti cortocircuiti fra documentario e finzione riprende il re-enactment drammaturgico di cornice, quello che in questo caso vede la storia di una madre messicana e di suo figlio, separati al confine tra Messico e Stati Uniti per volere del governo Trump. Morris interroga diretti interessati, rovista fra carte, simula le mutue spedizioni di mail fra i politici che hanno messo in atto un crimine etico che la costituzione americana, a livello giurisdizionale, permette senza alcun problema, e infine invita alla riflessione sui fatti politici che ci vengono nascosti e su come non riescano a scatenare il dibattito pubblico come sarebbe giusto che facessero. L’uscita del documentario in vicinanza delle nuove elezioni americane Harris vs. Trump non pare un caso, ma il problema del film è che la sua canonicità rischia di depotenziarlo: può convincere solo chi si fa convincere dalla drammaticità forzata delle sezioni di finzione. Per il resto, sui ragionamenti, adotta una strategia della tensione scenica – musiche onnipresenti, talking heads che sembrano in costante tono rivelatorio – che abbassa le possibili conclusioni degli spettatori più dialettici al livello bassoventrale. Con strategie mainstream forse ecumeniche e più comunicative, ma che secondo lo spassionato scetticismo di chi scrive non possono smuovere alcuna coscienza.
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