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Why War

Regia di Amos Gitai vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Why War

di obyone
6 stelle

 

Mathieu Amalric, Micha Lescot

Why War (2024): Mathieu Amalric, Micha Lescot

 

Venezia 81. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

Film dalla tematica complessa quello realizzato da Amos Gitai che, partendo da un carteggio tra Sigmund Freud e Albert Einstein, e con la complicità di Irene Jacobs e Yael Abecassis, pone una questione davvero spinosa allo spettatore, la stessa che il fisico tedesco, seriamente preoccupato dello sviluppo tecnologico raggiunto all'inizio degli anni '30, pose al fondatore della psicanalisi. Perché dunque la guerra? Cosa spinge gli uomini a dichiarare le proprie ostilità nei confronti di altri uomini? "Why War"? Se le voci ed i corpi femminili sono piuttosto lapidari nel liquidare la questione nell'eccesso di testosterone che spinge i maschi ad ostentare una virilità che per l'appunto li rende uomini, più interessanti sono le riflessioni di Freud che inizia il suo monologo scusandosi per l'impossibilità di offrire una risposta esaustiva e definitiva sulla questione. E se Einstein è preoccupato per le ripercussioni umanitarie causate dalla scienza applicata alla guerra, e dalla scarsa utilità delle Nazioni Unite, Freud sembra rassegnato difronte ad una domanda tediosa verso cui l'intelletto si fa piccolo piccolo. Per Einstein "l’uomo ha dentro di sé il piacere di odiare e di distruggere. In tempi normali la sua passione rimane latente, emerge solo in circostanze eccezionali; ma è abbastanza facile attizzarla e portarla alle altezze di una psicosi collettiva".

Freud offre all'amico Einstein, una propria risposta al "Warum Krieg? " dell'epistola. La guerra, secondo l'eminente filosofo dipende dalla "natura" animale dell'uomo già accennata da Einstein ma dal punto di vista psicanalitico è il frutto delle convergenti pulsioni dell'uomo "quelle che tendono a conservare e a unire - da noi chiamate sia erotiche sia sessuali, estendendo intenzionalmente il concetto popolare di sessualità, - e quelle che tendono a distruggere e a uccidere; queste ultime le comprendiamo tutte nella denominazione di pulsione aggressiva o distruttiva." E poiché l'uomo ha questa natura reagisce male alla castrazione dell'incivilimento che gli impedisce di esternare il proprio io e godere delle "sensazioni che per i nostri progenitori erano cariche di piacere" causando quella propensione alla rivolta verso le regole che limitano la libertà o tendono a proteggere gli interessi delle sole maggioranze. Freud non manca di bacchettare le religioni che fondano se stesse sulla "mancanza", quella di un dio invisibile o quella di un Cristo scomparso dopo la resurrezione, una mancanza che pure impone se stessa con una serie di rinunce pulsionali improrogabili che spingono infine a commettere ciò che non si dovrebbe e cedere ai più bassi istinti conservativi. Ce n'è anche per la cultura che, da una parte, ci salva dell'imbarbarimento e, dall'altra, ci condanna alla guerra a causa della profonda sete di ribellione al pensiero comune e dominante. "L’esperienza prova che la cosiddetta “intellighenzia” cede per prima a queste rovinose suggestioni collettive, poiché l’intellettuale non ha contatto diretto con la rozza realtà, ma la vive attraverso la sua forma riassuntiva più facile, quella della pagina stampata" che, piega le coscienze quanto la religione e la civiltà. Una sola questione e molteplici risposte supportano la narrazione prolissa di "Why war? " che, a mio avviso, punta troppo sulla parola a discapito dell'immagine cinematografica. I monologhi di Freud ed Einstein sono prezzi di bravura di Mathieu Amalric e Micha Lescot ma la potenza espressiva della settima arte appare solo nella tintura per capelli che, nel volto e nelle mani tremanti di Irene Jacobs, diventa il sangue sparso delle vittime di ogni guerra. Un po' poco per un film che sembra una lettura più che intrattenimento visivo. Interessante ma non travolgente. 

 

Irène Jacob

Why War (2024): Irène Jacob

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