Regia di Alice Rohrwacher, JR vedi scheda film
VENEZIA 81 - FUORI CONCORSO
Alice Rohrwacher si è sempre distinta positivamente nell'affrontare i cortometraggi che spesso la regista alterna ai suoi lavori sotto forma di lungometraggio.
La capacità di sintesi sembra conferirle ancor più nitidezza di intenti e risultati rispetto alle pur lodevoli opere a lunga durata.
Allegorie citadine segna la seconda collaborazione tra Alice Rohrwacher, già candidata all’Oscar per il precedente corto Le pupille e JR, lo street artist e regista, anche lui candidato all’Oscar e divenuto celebre grazie ad Agnès Varda e al suo intenso e delizioso Visages, Villages.
Dopo l'agreste corto di denuncia sulla scomparsa dei valori della campagna rappresentato dallo scenografico Omelia Contadina, presentato alla Mostra del Cinema nel 2020, stavolta la Rohrwacher trae ispirazione dal Mito della Caverna raccontato da Platone.
La storia inizia di come il figlio di una bella ballerina single (la nota e splendida attrice Lyna Khoudry) al frenetico tentativo di arrivare in tempo per una audizione in mezzo alla caotica Parigi, si immedesimi nel mito della caverna, divenendo parte integrante di una illusione ottica stupenda quanto inquietante.
Il regista che sta preparando lo spettacolo a cui ambisce partecipare la mamma ballerina, è niente meno che Léos Carax, che interpreta se stesso.
Da li parte un incredibile dialogo a tre, che coinvolge il gran regista con la sua collega Rohrwacher e poi di quest' ultima con l'artista JR, ispirandosi alla affascinante allegoria della caverna esposta da Platone. Il risultato è straordinario, soprattutto dal punto di vista visivo e conferma il talento di questa brava cineasta quando si confronta con una limitatezza di tempi e mezzi e si adopera a fornirci una originale rivisitazione personale di testi e argomenti in cui l'uomo ritrova la propria sensibilità e la consapevolezza della perfezione dei comportamenti genuini e votati alla semplicità.
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