Regia di Kiyoshi Kurosawa vedi scheda film
Ryosuke Yoshii compra oggetti a basso costo per rivenderli truffaldinamente online, in un'operazione di riciclo irrintracciabile e ambientata unicamente sullo schermo del suo computer. Quello schermo è la vera scenografia, sebbene invisibile, dietro e tra le consuete vuotissime profondità di campo della regia di Kiyoshi Kurosawa, già al terzo film del 2024 dopo Chime e Serpent's Path. Una riconferma del suo immane talento nell' infondere perturbante in ogni singola inquadratura. Per lui ordinaria amministrazione, se non fosse che in Cloud la vera sfida è comprare il presupposto dell'action e rivenderlo a prezzo rialzato come film di fantasmi, come J Horror. E in quanto J Horror il film procede lento, anticlimatico, con pochissimi jump scares assestati come spasmi di rilascio nervoso improvvisi, chiedendo allo spettatore quasi una ricostruzione a posteriori della tensione; chiedendo allo spettatore di fatto di creare sulle immagini il motivo della suspense, e non immediatamente sulla struttura narrativa. Che arriva, ma tardi, forse troppo tardi, ma in là abbastanza da aver tratto intanto i nostri occhi in delle spire ipnotiche.
I fantasmi arriveranno, carichi di desideri di vendetta, nuvole che assediano e braccano Ryosuke fino al soffocamento. Ma l'orrore forse sta ancora altrove, e solo allora la catarsi è servita, dietro il desiderio di accogliere l'Apocalisse. Entrare in Cloud è rientrare nel regno oscuro di Kiyoshi Kurosawa; anche quando il ritmo aumenta la distanza rimane la stessa, si fantasmizzano i gesti più concreti, come se non potessero soddisfare la natura astratta e metaforica del reale motivo dell'orrore. Solo un sentimento tradito farà partire una colonna sonora commovente, ma è già troppo tardi, Ryosuke si è fatto il deserto attorno e ha un Caronte pronto per esservi risucchiato per sempre.
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