Regia di Guy Ritchie vedi scheda film
Un titolo, un destino: nel rifacimento del celebre e fortunato film che Lina Wertmüller diresse nel 1974, Madonna e suo marito Guy Ritchie sono stati davvero travolti da un insolito destino nell’azzurro mar mediterraneo. Un destino (in)grato, dove l’in sta alla coppia come la parentesi agli spettatori che, dal cinema, si aspettano ben altro. La parziale giustificazione di questo pastrocchio senza capo né coda, noioso come una tribuna politica degli anni ‘60, piatto come la superficie dello sfondo dei due protagonisti, impacciato come i “numeri” a cui si sottopongono la rockstar e il figlio di Giannini per non mostrare le loro nudità, è che il remake era stato concepito per “scioccare”, giocando d’accumulo sulla materia preesistente (parolacce, rapporto sadomaso, epidermidi al vento e anche da qualche altra parte). Poi, le prewiev, i riscontri (s)bigotti(ti) degli americani, il terrore dei produttori hanno costretto a vergognose marce indietro autori e cotillons. Morale: non un film, ma un’ora e mezzo di stucchevoli Frizzi (come... sorelle) e scontati intrallazzi. Senza odore di basilico. E con le rughe di Madonna che, è ufficiale, sta invecchiando.
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