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Love

Regia di Dag Johan Haugerud vedi scheda film

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La recensione su Love

di EightAndHalf
7 stelle

Cinema d'altri tempi e allo stesso tempo opuscolo morale di interior design scandinavo (chi vuol capire IKEA lo capisca), il terzo capitolo della trilogia del norvegese Dag Johan Haugerud è una nuova meditazione sul sesso e le relazioni, dopo Sex (Dreams, il secondo, ancora non pervenuto), vissuto come un allargato seminario di educazione sentimentale. Perché questo "modellismo" di messa in scena sia così affascinante è forse perché insiste su un nitore insolito, candido, come spazio di grandi interrogativi.

Mentre infatti Marianne inizia una relazione con un uomo divorziato ma non si tira indietro per un'avventura sessuale di una notte con uno sconosciuto, Tor cerca partner sessuali su Grindr e forse si innamora di un uomo che sesso non lo vuole fare. Il binarismo di scrittura è scoperto, ma quando si cerca il grande schema con cui Haugerud gestisce i singoli personaggi un dettaglio caratteriale fa sobbalzare la simmetria, uno sguardo nega le geometrie, e anche la stessa educazione sentimentale e sessuale diventa, più che ricostitutrice di una nuova possibile morale, un radar di cricche nel costume e nel quotidiano. La malattia come identità, i piccoli pregiudizi, l'amore fedele e la perversione come desiderio legittimo: un grande affresco che aspira all'ampiezza delle sequenze urbanistiche di Oslo nei vari intermezzi, che vuole ampie anche le vedute di uno spettatore magari già convinto della propria apertura mentale ma che può ritrovarsi spiazzato, in grado di capire ora l'importanza dei grandi concetti come quella delle piccole smorfie. Allo stesso tempo, è una chiusura sull'intimità dei personaggi, sempre meno parti del paesaggio (o dell'arredamento) come in Sex, ma diventati essi stessi paesaggi, con la chance di primi piani e di campi e controcampi che proprio Sex negava quasi per partito preso. Qui il paesaggio dei volti dei protagonisti è davvero un banco di prova tanto quanto la società in cui gli stessi vivono.

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