Regia di Delphine Coulin, Muriel Coulin vedi scheda film
Dal più nuovo al più vecchio: Comme un fils, D’argent et de sang, la trilogia di Stéphane Brizé. Tutte le storie e i film francesi in cui Vincent Lindon era coinvolto negli ultimi anni in un dramma sociale dal tema incorniciato e inevitabile, con i primi due film che facevano Lindon immancabile padre di famiglia con situazioni parentali complesse. Il film delle sorelle Coulin in concorso a Venezia 81 ricalca quelle strade in modo catatonico, senza scelte e senza regia, giocando della rendita della tematica per funzionare del tutto: la retorica neofascista e razzista che lusinga e infine attira a sé Louis, nonostante i tentativi del padre Pierre di riportarlo su migliori strade. Stefan Crepon sembra totalmente fuori parte, specie per certe pose da fotomodello con cui si ammira provetto naziskin allo specchio; Lindon invece viene costretto nei soliti enfatici primi piani che lo rendono statua inamovibile e, quando troppo ostentata, inavvicinabile in termini di empatia. Cinema automatico, che divagando raggiunge la seriosa durata di 119 minuti, senza che un’immagine una si carichi di vera politica che non sia qualunquismo rassicurante.
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