Regia di Delphine Coulin, Muriel Coulin vedi scheda film
VENEZIA 81 - CONCORSO - COPPA VOLPI PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE MASCHILE A VINCENT LINDON
Un padre ferroviere vedovo, laborioso e moralmente irreprensibile, si trova ad affrontare la crescita dei due figli maschi di 22 e 20 anni nel momento in cui costoro sono costretti ad affrontare l'uno la mancanza di un lavoro stabile, e l'altro le incognite del nuovo ambizioso percorso universitario verso cui intende avviarsi, lasciando la cittadina natia per recarsi a Parigi.
Ma mentre quest' ultimo rispetta quella educazione progressista e tollerante verso il prossimo con cui è cresciuto in famiglia, il figlio maggiore, scorato e demoralizzato, si fa avvincere ed ingannare dalle azioni di un turpe gruppo fascistoide violento ed intransigente, fino a diventare egli una scheggia impazzita di quella brigata di violenti, pagandone di persona le estreme conseguenze.
Le sorelle registe francesi Delphine e Muriel Coulin, apprezzate nei loro due lavori precedenti 17 ragazze (2011) e Voir du pays (2016), alla loro prima avventura al Concorso veneziano portano un film molto attuale per tematica e argomentazioni.
Ma Jouer avec le feu, tratto dal romanzo del 2020 di Laurent Petit-mangin intitolato Quello che serve di notte, si rivela un clamoroso buco nell'acqua, raccontando e moraleggiando su argomentazioni certamente scottanti e condivisibili, ma restando in superficie e punta do solo sulla capacità di colpire lo spettatore sdegnandolo o commuovendolo, a seconda che ci si soffermi sulle azioni del figlio o su quelle dell'amorevole quanto inflessibile padre.
Una situazione che si fa stucchevole e strumentale, e non serve ad offrire motivazioni od argomentazioni che aiutino a capire meglio il diffondersi di queste tentazioni razziste e intolleranti nei confronti dei non indigeni.
Vincent Lindon, attore quasi sempre stupendo e perfetto a rendere credibili ritratti umani di personaggi onesti e schietti, (si pensi alla splendida collaborazione dell'attore Stephane Brizé ed il suo impegno civico-sociale sempre lucido ed in prima linea), appare qui come soffocato da uno script ricattatorio che cerca solo consensi facili ed esteriori, provocando una artefatta indignazione sullo spettatore sin troppo strumentalizzato e costretto a provare riprovazione, peraltro completamente comprensibile e condivisibile in senso assoluto.
Anche i due co-protagonisti giovani che interpretano i due figli del protagonista sono bravi, e tra essi si segnala il già famoso Benjamin Voisin conosciuto grazie a Ozon di Estate '85 e Giannoli di Illusioni perdute.
Bravi vero, ma non in grado di risollevare le sorti di un film tarato nella sua scrittura e concettualità di denuncia facile, e quindi di fatto indifendibile.
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