Regia di Athina Rachel Tsangari vedi scheda film
VENEZIA 81 - CONCORSO
In un villaggio ameno quanto sperduto della campagna inglese del '500, un agronomo ed il giovane responsabile delle terre coltivabili del paese si trovano ad affrontare episodi di vandalismo e incidenti di probabile origine dolosa.
La colpa inizialmente viene data a tre forestieri catturati nel loro vagabondaggio e messi alla gogna i due uomini, rasata e umiliata la donna.
Il perseverare delle disgrazie, e la presenza di un misteriosi quanto abile cartografo straniero inviato dal padrone del luogo, innesta ulteriori sospetti, fino a quando il nuovo erede delle terre, un giovane affarista viziato, interviene di petto sottoponendo gli abitanti ad un vero e proprio duro interrogatorio per scoprire i sabotarori.
Sarà l'inizio di un conflitto che porterà i poveri contadini alla fuga, creando la desolazione di quel luogo un tempo ameno e ubertoso.
Al suo quarto lungometraggio, la regista greca Athina Rachel Tsangari, discepola di Lanthimos e famosa per il riuscito Attemberg, traspone l'omonimo romanzo da noi inedito di Jim Crace, e tenta il modo di giustificare la tentazione globale dell'umanità di crearsi ostacoli, guerre, divisioni e conflitti sanguinosi.
Nel tentare ciò però la regista resta ancorata a situazioni e fatti che rimangono piuttosto esteriori, e non trovano mai il modo di rendersi partecipi di creare emozioni o pathos nello spettatore.
Anche attori valenti e noto come Caleb Landry Jones o Harry Melling paiono soffrire e soffocare di anzi a formalismi e una freddezza di fondo che non riesce mai a scalfire una superficie arida di emozioni. Tutto ben servito tra regia e scenografie amene, ma tutto esteriore e senza la minima empatia sullo spettatore.
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