Regia di Gino Mangini vedi scheda film
Un ricco greco, Spiros, incarica i cinque più grandi ladri del mondo di rubare dei diamanti da una gioielleria. Non solo il colpo riesce, ma i malviventi pensano bene di eliminare Spiros per spartirsi il bottino. I colpi di scena sono solo all’inizio, perché c’è un’altra gang sulle loro tracce.
Nel 1967 i film sulla ‘grande rapina’ erano di gran moda e le uniche particolarità di questa pellicola risiedono nel complicato involversi della trama e nel fatto che i super-ladri non sono sette (il classico numero per questo tipo di storie), bensì cinque. Al di là di ciò, I diamanti che nessuno voleva rubare è un lavoro del tutto prevedibile, dalla formula (azione, un pizzico di tensione, ritmo – per quanto non altissimo – e c’è naturalmente anche una sottotrama rosa) alle singole situazioni; colpisce però l’insensatezza del titolo, dato che i diamanti non solo vengono rubati dopo poco, ma finiscono per essere rubati di nuovo nel corso del film, dando vita a una trama nella quale, sostanzialmente, chiunque (e non nessuno) li vuole e li riesce a rubare. Per Gino Mangini, attivo dalla metà degli anni Cinquanta come sceneggiatore di opere popolari e meglio noto in tale ruolo, questa è la seconda regia a soggetto (la terza se si include il documentario d’esordio); l’anonimo risultato giustifica appieno il fatto che Mangini non sia granché ricordato per quanto fatto dietro la macchina da presa. Sceneggiatura da lui stesso scritta insieme a Sergio Pisani (anche autore del soggetto), Fiorella Ricciardello e Hannes Schmidhauser; fra gli interpreti Salvo Randone (un impeccabile Spiros, francamente un po’ sprecato in tale contesto), Aldo Giuffré, Jeanne Valérie, John Elliot, Dan Harrison/Bruno Piergentili, Nino Vingelli, Pedro Sanchez cioè Ignazio Spalla, Ivan Scratuglia, Lily Mantovani e Mario Brega. 2,5/10.
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