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Good bye Lenin!

Regia di Wolfgang Becker vedi scheda film

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La recensione su Good bye Lenin!

di noodless94
8 stelle

Il 1989 è una delle date chiave del secolo scorso, una di quelle che ha ancora influenza sui nostri giorni. La caduta del muro di Berlino, che dal 1961 divideva la capitale tedesca in due parti ( una occidentale a influenza u.s.a, l'altra orientale a influenza Urss), ha segnato l'inizio della fine dell'Unione Sovietica e la riunificazione della Germania, che dalla fine della seconda guerra mondiale era stata divisa dai vincitori. 

Good Bye, Lenin! è un film a cavallo di quegli anni (1989/1990), ambientato nella Repubblica Democratica Tedesca, di influenza sovietica e dunque socialista. Quella parte di Germania, da anni messa in crisi dalle rivolte del popolo, e dalle continue fughe verso l'ovest, subì un cambiamento totale con la caduta del muro, venendo del tutto "colonizzata" dalla parte occidentale. 

La storia della caduta del muro di Berlino, e delle conseguenze, s'intreccia con la storia di Alex (Daniel Bruhl) e sua madre Christiane (Katrin Sass), che dopo essere stata abbandonata dal marito, entra sempre di più a far parte dei membri del partito. Per omaggiare il suo impegno verso il partito, viene invitata a un ricevimento ufficiale. Mentre si dirige al luogo del ricevimento, vede suo figlio, alle prese con una protesta contro le autorità, venire arrestato dalla polizia. Lo schock le provoca un infarto e il successivo coma, che dura per otto mesi. Al suo risveglio tutto è cambiato. Alex, insieme alla sorella Ariane (Maria Simon) e la sua nuova ragazza, l'infermiera Lara (Culpan Nailevna Chamatova), sotto il consiglio dei medici, che gli suggeriscono di evitare stress troppo pesanti per la salute di sua madre, decide di evitare che questa venga a conoscenza della caduta del partito e del processo di occidentalizzazione in corso. Così, grazie all'aiuto di numerose persone, riesce, in qualche modo, a impedire che sua madre venga a conoscenza della reale situazione, fin quando...

 

Film piacevole, con una storia non banale e in grado di attirare lo spettatore. Risaltano agli occhi le numerose citazioni ad altri film: 

 

-2001: Odissea nello spazio:

 

La prima citazione a Kubrick. L'amico di Alex, ricrea la situazione del celebre osso che si trasforma in un'astronave (Bouquet di fiori che si trasforma in torta nuziale); 

 

-Arancia meccanica: 

 

Oltre al nome del protagonista, le citazioni all'opera Kubrickiana sono due: la prima, la scena nella quale Alex porta a casa sua le due ragazze conosciute nel locale dei dischi (nel film viene montato un letto con le stesse dinamiche e la stessa musica: Inno alla gioia di Wendy Carlos); 

l'ospedale in cui viene tenuta la madre, ricorda, tantissimo, quello dove viene tenuto Alex nella parte finale del film;

 

 

-La dolce vita:

 

La prima scena del film di Fellini, l'elicottero che trasporta la statua di Gesù, viene ripresa nel film, dove al posto di Gesù vi è una statua di Lenin (scena che sembra riferirsi a un fatto realmente accaduto)

 

Sempre riguardo a questa scena, un'altra possibile citazione va ricercata nel film: La doppia vita di Veronica, nel quale, a inizio film , si vede una statua di Lenin portata via con un camion.

 

Oltre alle citazioni, sono presenti nel film alcuni errori che, se corretti, avrebbero potuto rendere ancor più di qualità l'opera;

 

La magliettina di Matrix:

 

Durante il montaggio della scena (sopracitata) del bouquet che si trasforma in torta nuziale, l'amico di Alex porta una magliettina che ricorda il motivo principale di Matrix, film che, nella temporalità del film, non è stato ancora girato. La pecca sembra essere dovuta

al montaggio finale, dove vi è una scena tagliata nella quale l'amico di Alex racconta a quest'ultimo l'idea di una pellicola simile a quella dei fratelli Wachowski;

 

 

-Logo del Burger King:

 

La sorella di Alex, Ariane, lavora, insieme al compagno, in un Burger King, che dopo la caduta del muro si espansero a macchia d'olio nella vecchia Repubblica democratica tedesca (insieme a tutti i prodotti occidentali che sostituirono quelli di origine sovietica). Ma il logo che Ariane ha nella sua divisa, sembra risalire al 1994, dunque anni dopo il periodo in cui si svolge il film; 

 

 

 

Nonostante alcuni(gravi!) errori, il film resta assolutamente piacevole, diventando, nella fase finale, anche poetico. In particolar modo alcuni monologhi restano impressi, come il seguente: 

 

"Care concittadine e cari concittadini della Repubblica Democratica Tedesca, chi come me ha avuto la fortuna di ammirare il nostro piccolo pianeta azzurro dalle lontane profondità dello spazio ha uno sguardo diverso. Perché da lassù, negli spazi interstellari la vita degli esseri umani appare piccola e insignificante. E viene da chiedersi: Dove stiamo andando? Quali sono i nostri obiettivi? E quali le nostre conquiste? Oggi compiamo quarantun'anni. Un millesimo di secondo in relazione all'universo. Ma per noi quest'ultimo anno ha avuto il valore di un intero secolo. I nostri nemici di un tempo vivono ora al nostro fianco, sono i nostri vicini di casa. Questo non è certo il migliore dei paesi, ma i valori in cui crediamo continuano ad entusiasmare uomini e donne di tutto il mondo. Spesso abbiamo perso di vista i nostri reali traguardi, è vero. Ma ora ne siamo coscienti. Il socialismo non è nato per innalzare muri. Socialismo significa tendere la mano agli altri e insieme ad essi convivere pacificamente. Non è il sogno di un visionario, ma un preciso progetto politico. Ed è per questa ragione che oggi dichiaro aperte le frontiere della Repubblica". (falso Sigmund Jahn nel falso telegiornale)

 

Per concludere: non stiamo sicuramente parlando di un capolavoro del genere, nemmeno di un film perfetto, che, al contrario, contiene molti errori. Tuttavia, la visione è piacevole, il film scorre tranquillamente, la storia è più che sufficiente. 

Un pezzo della storia dell'uomo viene raccontata, "un millesimo di secondo in relazione all'universo" che ha segnato e continua a segnare la nostra vita. Proprio quella storia viene raccontata, senza mai essere banale e superflua, senza alcuna mania di grandezza, ma attraverso una verità che spesso dimentichiamo: l'importanza della nostra famiglia, e il dovere di provare a non far soffrire l'altro. 

 

 

 

 

 

 

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