Regia di Wolfgang Becker vedi scheda film
Nel desolante panorama del cinema tedesco d’oggi, questo film di un regista non giovanissimo è stato un piccolo caso. La sua forza sta nella bella trovata iniziale, e negli sviluppi che questa si porta dietro. Christiane, comunista convinta nella Berlino Est del 1989, ha un infarto e cade in coma. Si sveglia mesi dopo, ma nel frattempo è crollato il muro, e uno shock potrebbe esserle fatale. Il figlio le ricostruisce la vecchia stanzetta e le nasconde gli avvenimenti ultimi. La menzogna dura un po’, finché non si rivelano gli inganni incrociati che tenevano in piedi le vite di questi sinceri militanti del regime. Dall’idea centrale nascono spunti spesso esilaranti, che hanno il sapore della vita vissuta e insieme quello del paradosso: il figlio deve nascondere l’invasione dei prodotti ”occidentali“ trovando le vecchie, buone, tristi marche di cetriolini del socialismo reale; dalla Tv, riesce a creare una serie di finti telegiornali che spiegano la realtà circostante arrampicandosi sugli specchi, fino a inventarsi un’invasione di Berlino Est da parte dei tedeschi dell’Ovest, conquistati dal comunismo. È un film simpatico, anche se per lo spettatore italiano non potrà avere lo stesso valore catartico che ha avuto in patria. Talvolta la regia un po’ grigia brucia le possibilità della storia, procedendo senza gran ritmo.
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