Regia di Wolfgang Becker vedi scheda film
Spiritosa, stravagante, ispirata ed equilibrata revisione dell'epoca della DDR. Merita lo status di "cult istantaneo". Il copione parte da una idea forte, che poi è una grande metafora della coscienza di un'intera nazione/generazione; poi si sviluppa con autentici colpi di genio, alternati da prevedibile ma sopportabile sentimentalismo. In perfetto equilibrio fra "ostalgie" e sguardo critico, fra humour beffardo e inguaribile melanconia, furore ideologico e passioni private, GBL ha la grazia di un'opera dove tutto funziona in maniera armoniosa. Gli interpreti sono tutti in parte, la regia ha tempi perfetti, la sceneggiatura dosa sapientemente caratteri e colpi di scena. E la ricostruzione della Germania Est, dei suoi arredamenti kitsch come delle strade tappezzate di bandiere con falce e martello, è altamente suggestiva. Film magico, surreale, sostiene fermamente, al di là delle convinzioni politiche, l'importanza della memoria, degli ideali, dell'onestà intellettuale. Ma anche il primato degli affetti (l'amore materno) sulla Storia. La Madre crederà alla montatura dei profughi dall'Occidente capitalista, ma il punto d'arrivo sarà per lei il medesimo previsto dalla traiettoria storica: l'unificazione delle Germanie, ossia l'incorporazione di un modello ideologico nella sua nemesi. Almeno nella sua scombussolata testa, il socialismo (quello utopico dal volto umano, non quello dispotico che ha esiliato il marito) avrà trionfato. Dolce-amaro come pochi altri film politici, GBL ha il suo momento di grazia metaforica quando la Madre esce di casa e si ritrova il busto di Lenin passare in volo davanti al suo sguardo: poesia un po' enfatica, ma sincera e commovente.
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