Regia di Wolfgang Becker vedi scheda film
La storia è, purtroppo, profondamente inverosimile: come può una persona vivere per mesi senza avere alcun contatto con la realtà? Ma se tralasciamo questo pesantissimo fardello logico, ecco che ci si rivela Good bye Lenin! come una splendida, amarissima ricognizione della realtà tedesca post-caduta del muro, ma non solo: questo film racconta con lucidità del dolore di qualsiasi separazione forzata, di un destino avverso che non lascia scampo, di una chiamata ad una scelta drastica. E indaga con moderata profondità nello stato d'animo di chi sa che qualcosa sta cambiando (e il muro è solo una metafora in tutto ciò) e che nulla sarà più come prima; gli atteggiamenti possono essere così molteplici: c'è il padre che fugge ancora prima che il muro cada; il figlio che approfitta della nuova libertà, ma senza dare in escandescenze per essa; c'è la madre che timorosa si rifiuterebbe, di fronte al muro abbattuto, di ammettere il miglioramento (ma lo apprezzerebbe, eccome); c'è la figlia che è la quintessenza dell'atteggiamento schivo, muto, introverso, autoreferenziale del popolo subdolamente soggiogato all'autarchia comunista - e non è neppure sfiorata dal pensiero di fuggire da Berlino est. In tutto questo si snoda una vicenda drammatica e spesso realmente commovente, ma senza calcare i toni. 6,5/10.
Berlino, ottobre 1989, una donna va in coma; ne esce nel giugno successivo, ma ogni emozione potrebbe esserle fatale. I due figli ormai adulti le ricreano attorno il mondo pre-abbattimento del muro, mentre fuori il capitalismo impazza.
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