Regia di Renzo Martinelli vedi scheda film
Con il suo stile tonitruante, con le sue inverosimiglianze inserite nelle vite private dei personaggi, Martinelli racconta una storia verosimile, più volte adombrata, che corre parallelamente a quella emersa nei numerosi processi giudiziari che si sono occupati, nel corso di questi ultimi trent’anni del “Caso Moro”. Che Mario Moretti fosse un infiltrato dei servizi segreti nelle Brigate Rosse è stato sostenuto da più parti. Ed in effetti, l’atteggiamento di colui che assunse il comando delle B. R. dopo l’arresto di Curcio e Franceschini (e la morte della Cagol) è sempre sembrato ambiguo ed ha lasciato perplesso più d’uno studioso che si è occupato del caso. Personalmente, obietterei con una domanda, e cioè perché un agente dei Servizi (deviati o meno che fossero) avrebbe dovuto beccarsi e scontare trent’anni di carcere, senza mai parlare. In ogni caso, al di là dei particolari poco credibili, inseriti sul versante romanzesco del film (non si vede perché se il personaggio misterioso ha veramente due mesi di vita, si debba mettere a giocare alla caccia al tesoro, come nel “Codice Da Vinci”), “Piazza delle Cinque Lune” suggerisce un percorso da poter discutere, ed ha pagine riuscite, almeno nelle sequenze d’azione dell’agguato di Via Fani. Forse l'unico film veramente guardabile del regista lombardo. Orripilante il doppiaggio che fornisce a Donald Sutherland una voce tremolante e lamentosa che non sta né in cielo né in terra. Impresentabile la recitazione di Federica Martinelli, figlia del regista.
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