Regia di Riccardo Milani vedi scheda film
La classe operaia, questa sconosciuta. Se mai fosse stata “in paradiso”, ora è più che mai “all’inferno”. La rimozione è in atto. Poi può accadere che un manipolo di lavoratori di una fabbrica di pneumatici non ci stia a farsi liquidare dalla casa madre, una multinazionale americana. Inventandosi forme di lotta sui generis, persino “antisindacali”, nel senso di un coraggio e di una consapevolezza diversi e alternativi. La vicenda, vera come un turno in catena di montaggio, viene riproposta da Riccardo Milani in una chiave a metà strada tra Romanzo popolare di Mario Monicelli e Padre e figlio di Pasquale Pozzessere. Vale a dire: un Silvio Orlando (davvero ispirato) sulla strada che fu di Ugo Tognazzi; e un Michele Placido che reindossa gli scomodi panni di un vecchio operaio in conflittualità perpetua col figlio, simbolo di un’altra generazione. A proposito di simboli, che proprio il personaggio impersonato dall’attore lucano invoca e sponsorizza: ce ne sono molti, forse troppi, dall’orso (che Starnone e Milani potevano probabilmente solo “suggerire”) agli indiani d’America. Feticci di un universo che non solo vuole sopravvivere, ma che reclama con orgoglio il proprio spazio.
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