Regia di Riccardo Milani vedi scheda film
Cinema militante di quasi 20 anni fa. Anti-global. Da vedere nonostante qualche eccesso.
Un gruppo di operai di una fabbrica sita in un piccolo paese del meridione d'Italia ,nella quale si producono pneumatici, scopre che la casamadre statunitense ha deciso di chiudere i battenti e licenziare i 500 addetti.
Questi, capeggiati dal proprio sindacalista (l'attore Michele Placido), decidono di occupare l'ingresso della fabbrica e tentare con i pochi mezzi a disposizione di scongiurare il licenziamento così nefasto per le loro esistenze così precarie, sia dal punto di vista finanziario che sentimentale.
La cronaca della lotta sindacale si mescola, concentrandosi, sulla vita privata del personaggio impersonificato da Silvio Orlando e della sua ragazza (l'attrice Paola Cortellesi). Risulteranno particolarmente interessanti anche i personaggi impersonificati da Santamaria e Pistilli, il primo rissoso e combattivo mentre il secondo scarno ed essenziale.
Beh che dire: non si può che, per cultura, predisposizione e vicinanza 'antropologica' del sottoscritto verso i personaggi descritti da Milani, apprezzare questa opera coraggiosa, quasi un ultimo (anche se bisogna ricordare l'Opera prima di Mastandrea 'Ride' che la ricorda molto) baluardo filmico e sociale contro la globalizzazione dalla parte della classe operaia; negli ultimi anni così dimenticata dai nostri registi che sovente descrivono il mondo che conoscono meglio, quello che prima era borghese, poi definito mid-class oggi difficile da etichettare ma vicino, purtroppo, al radical chic.
Ovvio rimando al cinema militante degli anni 60 e 70 (paradossalmente periodi nel quale il lavoro non mancava) mentre oggi che il lavoro manca un pò per tutti il cinema, tranne quello di Loach e pochi altri esclude il tema delle lotte sindacali dai loro palinsesti.
Specchio della globalizzazione anche questo che relega in una nicchia i registi 'impegnati' socialmente (ricordo alcuni francesi ed i Dardenne grazie a Dio).
Film efficace, ideologicamente da consigliare ma con alcuni limiti: ricerca, soprattutto nel finale di cadere nel melodramma liquidando la tragedia in pochi minuti (quasi un voler inserire in maniera postuma la vicenda strappalacrime che evito di spoilerare).
Scena finale prevedibile e carica di simbolismi astratti che avrei evitato, personalmente avrei accentuato l'aspetto docu-film rispetto a quello 'romanzato'.
Da vedere anche se consiglierei piu' volentieri 'Auguri Professore' dello stesso regista Milani (sempre con Silvio Orlando) che reputo la sua migliore prova autoriale nella quale ha azzeccato 'la misura' laddove ne 'Il posto dell'anima' 'la misura', mi sentirei di dire, è stata ampiamente superata.
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