Regia di Lucio Pellegrini vedi scheda film
Un giovane apatico (J.Bonvicini), che ha la “sfortuna” (dato che sembra non sapere che farsene) di essere un piccolo genio e di essere sul punto di laurearsi alla Normale (poveretto!), decide, proprio di punto in bianco, di buttare tutto alle ortiche in omaggio alla rispettabilissima teoria delle “3 P” (dove la 3° “P” è l’iniziale di una parola molto cara al noto Cetto La qualunque).
Si unisce, così, ai tigrotti di Mompracem (e perché non i “capitoni di Comacchio”?) che vivono di aria, occupazioni, provocazioni varie ed isterismi individuali e collettivi e sogna di cambiare il mondo (a partire dall’imminente G8 di Genova)… dopo aver risolto una questione (rimasta) in sospeso con la disinibita Viola (V.Placido), dal mood alquanto irritante.
Perchè l’unico chiodo fisso (cui, in pura teoria, dovrebbe corrispondere un’assillante preoccupazione dello stesso spettatore) che si legge in faccia al protagonista (dietro la sua espressione - scalfita solo da guizzi di inimmaginabile follia - da perenne disadattato che lo contraddistingue) è il seguente: come riuscire a farsi, prima o poi, la cara Viola.
Se a ciò aggiungiamo le botte del G8 (quelle di Bolzaneto per la precisione), il buonismo dei padri che pagano e lasciano correre, la Placido perennemente desnuda (inutile dire, quindi, come andrà a finire fra lei e l’allupato spasimante) il gioco è fatto.
Un film che (per la disarmante, caotica, sconfinata superficialità che lo connota) farebbe cag*** persino ad un anarchico sentimentale cosa potrà mai dire ad una persona tendenzialmente normale?
Come diceva il saggio (brando) delle due l’una: qua si oscilla fra il vuoto assoluto e il nulla cosmico.
Da evitare come la peste.
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