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La stanza accanto

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

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La recensione su La stanza accanto

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: LA STANZA ACCANTO

Pedro Almodòvar arriva al suo grande esordio in lingua inglese affrontando i temi dei suoi ultimi due film che hanno visto premiare i protagonisti Antonio Banderas e Penelope Cruz.

Nella sua “Stanza Accanto” si parla di tumore e morte come Dolor Y Gloria e il rapporto conflittuale tra ragazze madri e ragazze figlie abbandonate da uomini molto fragili ad affrontare gli orrori della vita come in Madres Paralelas.

Prendendo spunto da uno dei capitoli di Attraversa la vita si Sigrid Nunez, il film ci parla dell’amicizia mai finita, forse solo sospesa, tra Ingrid e Martha.

La prima è una scrittrice specializzata in biografie romanzate, una donna che non riesce accettare la fine di una cosa bella come la vita che ad un firmacopie del suo ultimo romanzo scopre che la seconda è ricoverata in ospedale ad affrontare la fase terminale di un brutto tumore alla cervice.

Martha è una reporter di guerra. La morte l’ha vista in faccia molte volte per lavoro e sempre per lavoro ne ha raccontato ogni suo aspetto che sia in Iraq o in Bosnia. E’ una donna che è abituato al dolore che la guerra porta dentro di noi e al conflitto con noi stessi che ci vede sempre sconfitti. Proprio come è capitato al padre di sua figlia che non è riuscito a fronteggiare il Vietnam che si porta addosso e che l’ha lasciata da sola a fare più la figura maschile che femminile. E non è un caso che Martha abbia il viso duro e androgino di Tilda Swinton.

Dopo essersi raccontate un po’ di loro, Martha propone ad Ingrid di accompagnarla nel suo percorso volontario del finevita. Si stare con lei nella casa che ha affittato e di vivere quei giorni in quella Stanza Accanto pronta a intervenire per difendere le sue ultime volontà. Purtroppo, la traduzione italiana quel “Door” importantissimo, una porta aperta o chiusa che simboleggia il modo più silenzioso e rispettoso per dirsi addio.

Almodòvar ci racconta questa storia di amicizia, amori condivisi, verità mai dette e morte con una classe e un citazionismo colto altissimo.

Il regista rende omaggio a John Huston citando più e più volte il suo The Dead tratto da Gente di Dublino di James Joyce. Il suo ultimo film, il suo testamento cinematografico girato dal regista in carrozzella e bombola dell’ossigeno. Un John Huston che morì prima dell’uscita. Un parallelismo tanto amato da Almodòvar che unisce la protagonista del suo film a questa ulteriore storia nella storia.

Segnali d’amore per un certo cinema del passato sono seminati in tutto il film. Il nuovo libro di Ingrid (una Julienne Moore bravissima) narra del triangolo amoroso che vide coinvolta la pittriice Dora Carrington, storia già raccontata da Christopher Hampton nel suo Carrington.

L’eutanasia e il patto tra le due amiche viene trattato come un thriller di Alfred Hitchcock come la colonna sonora di Alberto Iglesias tende sempre a sottolineare.

E la stessa morte viene affrontata anche col sorriso guardando in maniera spensierata e sognante un Buster Keaton d’annata.

Pedro Almodòvar realizza la sua Stanza Accanto come un dipinto di Edward Hopper con quei colori accesi, con una neve rosa che cade su New York, un vestito giallo limone da indossare per la propria morte sdraiata su un lettino verde.

E su tutto echeggiano le parole di James Joyce come un passaggio di testimone da Tilda Swinton a Julienne Moore, da John Huston a Pedro Almodòvar “Cade la neve. Cade lenta, come la discesa della loro ultima fine, su tutti i vivi e sui morti.”

Finisce il film e ci chiediamo come vorremmo che cada la neve quando arriverà il nostro giorno per dire addio alla vita.

Voto 7

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