Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Martha (Swinton), ex corrispondente di guerra, ha un male incurabile e desidera farla finita. Sul dark web si è procurata una pillola per l'eutanasia. Ma non se la sente di fare da sola l'ultimo tratto della sua vita. Sicché chiede a Ingrid (Moore) - scrittrice di successo e amica che però non vede da tempo, ma con la quale ha anche condiviso l'amore per lo stesso uomo (Turturro) - di accompagnarla verso la fine, nella solitudine di una casa di montagna. Durante il loro ritiro le due donne si raccontano molto del loro passato, a cominciare dal rapporto difficilissimo e ormai scarnificato che Marta ha avuto con sua figlia.
Il consueto polpettone almodovariano - qui al suo primo lungometraggio in lingua inglese - stavolta è servito con salsa di cancro e suicidio: quanto basta per tenere allegro il pubblico devoto a questo regista che non è mai riuscito a oltrepassare il limite di un cinema nazional-popolare, piacione e a grana grossa. Stavolta lo spettacolo - tratto dal romanzo What Are You Going rough di Sigrid Nunez e vincitore del Leone d'oro all'ultima mostra del Cinema di Venezia (una conferma di cosa propala quel festival…) - si snoda su un estenuante e verbosissimo confronto/confessione tra le due donne, con qualche flashback a ricostruire le vicende salienti delle due biografie attraverso una messa in scena frettolosa e dialoghi posticci. Il tutto accompagnato dai consueti ipercromatismi del regista spagnolo, che sembra giocare l'unica carta possibile di un cinema ormai esanime sulla prova maiuscola delle due protagoniste. Maratazzo, scansati...
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