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Eros e Thanatos

Regia di Marino Girolami vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Eros e Thanatos

di John_Nada1975
3 stelle

Raro e per molti anni quasi invisibile film a cui Marino Girolami (sotto lo pseudonimo di Jean Bastide) è evidente ci tenesse molto, oltre ad essere l'ultimo film di Folco Lulli morto prematuramente l'anno successivo, e distribuito fugacemente nelle sale con noie censorie e sequestri , ri-titolazioni, con il titolo "Raptus''.

La carne al fuoco è tanta forse troppo, per le capacità di Girolami di affrontare un discorso serio sulle psicopatologie sessuali come quella del giovane protagonista, assassino di una prostituta appunto durante il "raptus erotico" del titolo, e difeso dall'avvocato fiorentino Lulli/Avv. Montani, che vuole puntare a evitargli l'ergastolo e a fargli scontare una pena in una struttura "sanitaria" tipo gli allora manicomi giudiziari.

Avrà bisogno dell'appoggio del direttore di un giornale che all'inizio era giustizialista e colpevolista, a cui farà cambiare idea dopo la visita congiunta ad un manicomio diretto dallo psichiatra Daniele Vargas, e in cui si trova rinchiuso come maniaco sessuale che bruciava le donne al culmine dell'eccitazione, il fratello Piero Lulli.

Purtroppo il tutto è molto datato e inconsistente, ammorbato da lunghe digressioni da nèofiti tra l'avvocato e lo psichiatra, sui principi della psicopatologia legata a forme di morbosità maturate e legate al sesso, e le diagnosi e "terapie" applicate, oltretutto denotando una certa risibile descrizione delle parafilie pedofilia inclusa(come nell'episodio del maniaco delle bambole che non è certo il Peter Lorre di "M- Il Mostro di Düsseldorf"), e solo come scusa principale naif per mostrare diversi primi seni nudi del cinema italiano dell'epoca da parte di alcune note starlettes tipo Krista Nell, e una pronunciata fiducia e ingenuità di interessi, verso la psichiatria.

E' il classico film da cinematografaro romano con buona esperienza in ogni genere popolare, e tecnica tramandata da generazioni ma terza media di studi come livello culturale generale, che aspirava a fare un "discorso" più "alto" rispetto alla sua filmografia fino a quel momento e successiva, risultando solo goffo e ormai, estremamente polveroso e superato, e non potendo quindi mai entrare nella "cerchia" di un cinema più acculturato e di "contenuto" come si diceva ai tempi, per i limiti intrinsechi descritti.

Anche Lulli come Folco è nel suo qui spiccato fiorentineggiare da ex avvocato principe del foro, un pò più trombonesco e parruccone del solito, rispetto ad altre sue più appropriate ed eccellenti interpretazioni nei sessanta. Quasi meglio il fratello Piero com'è assurdo maniaco sessuale piromane, lubrico e sopra le righe.

Piccola parte a inizio carriera per Maurizio Merli, come il cronista Barni.

Non malaccio ma sopravvalutata come spesso accade, la colonna sonora di Piero Umiliani.

Divertente il personaggio del direttore di giornale reazionario Pierre Cressoy e pronto sempre a strumentalizzare ogni notizia di cronaca nera e criminale per creare allarme sociale e quindi consenso a destra, che potrebbe benissimo essere la versione "poveristica" del bellocchiano consapevole e pienamente schierato Gian Maria Volontè direttore analogo di giornale di destra, in "Sbatti il mostro in prima pagina",che partiva da uno spunto analogo di cronaca nera.

Pronto però scoprendo la realtà delle cose poi a ravvedersi, e anzi ad aiutare Lulli nella sua difesa lui che aveva anche dei motivi famigliari che scopriremo nel finale, per prendere il processo al ragazzo imputato così di petto e di espiazione del proprio passato.

Esattamente quello che Belpietro, Feltri, Minzolini, Sallusti e feroce compagnia, mai potrebbero fare.

 

 

John Nada

 

 

 

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