Regia di Alan Prince (Albino Principe) vedi scheda film
La storia d’amore in crisi fra Olga e Giuliano, cominciata con un salvataggio, da parte di lui, dal suicidio di lei.
Che pasticcio, questa pellicola del semisconosciuto – quantomeno come regista: come attore può vantare particine in oltre venti film fra gli anni Trenta e i Sessanta – Albino Principe: un po’ lacrima movie (quindi facili emozioni, situazioni forti, scarsa psicologia) e un po’ introspezione di un rapporto di coppia in crisi (e pertanto freddezza, razionalità, studio dei personaggi), Un giorno, una vita riesce a scontentare sia il pubblico in attesa del drammone che quello più intellettuale alla ricerca di una storia solida e verosimile. Presumibilmente il budget non è dalla parte di Principe, che firma inoltre il soggetto (da solo) e la sceneggiatura (insieme a Giuseppe Pellegrini) e ha qui a disposizione un cast di seconde e terze linee (fors’anche quarte) con in testa il terzetto composto da Pierre Brice, Carla Mancini e Daniela Rocca. Viene da pensare che neppure il regista stesso sapesse bene dove andare a parare in questa confusionaria sequela di flashback, dialoghi verbosi, spaccati nostalgici al retrogusto natalizio (che mette sempre quel pizzico di tristezza in più) e, inopinatamente, momenti sopra le righe, quasi comici: Un giorno, una vita (sottotitolo ugualmente scialbo: Dall’alba al tramonto) è un film dalle poche idee e realizzate pure frettolosamente, senza tanta cura, ma comunque non abbastanza per approdare sulle rive del cosiddetto trash. 2/10.
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