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Resa dei conti per un pezzo da 90

Regia di Jean-Daniel Pollet vedi scheda film

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La recensione su Resa dei conti per un pezzo da 90

di Leo Maltin
5 stelle

Visto in lingua originale con sottotitoli

Secondo lungometraggio di un atipico regista, assimilabile alla Nouvelle Vague e più conosciuto per le sue poetiche incursioni documentarie.

Il furbo titolo italiano acchiappapubblico messo dalla distribuzione – a fronte del letterale “Una pallottola nel cuore” di ascendenza noir – strizza l’occhio ai mafia movies e agli euro-spy girati di gran fretta e al risparmio.

Nelle intenzioni avrebbe dovuto essere veicolo commerciale per il lancio di Françoise Hardy come attrice ma dalle poche scene in cui è presente con scarne battute s’intuisce quanto la bellissima cantante fosse alquanto annoiata e del tutto inadatta alla recitazione (tant’è che anch’ella, nelle sue memorie, conserva un pessimo ricordo di quest’esperienza artistica).

Si tratta di un incrocio, in vero non del tutto riuscito, tra thriller romantico e western siculo-greco (proprio così lo ebbe a definire Pollet, anche autore della sceneggiatura insieme a Pierre Kast), dove, nonostante la breve durata, l’esile e prevedibile intreccio di maniera penalizza il ritmo della tensione (migliora verso la fine), che talvolta cede al colore locale, con la Grecia a far da cartolina (Atene, Skyros), pur se ben fotografata. Si susseguono infatti in modo altalenante momenti più coesi ad altri di stanca, questi ultimi resi più digeribili dalla professionalità della montatrice Denise de Casabianca.

A salvare il film dal naufragio completo aiutano le suggestive musiche di Theodorakis (benché parzialmente riprese da una sua precedente opera), alcune felici scelte di casting – Jenny Karezi (cantante del night-club) e Spiros Focas (uno degli scagnozzi) –, la valida interpretazione di Sami Frey, credibilissimo nel ruolo del nobile siciliano a cui viene sottratto il palazzo di famiglia – e che per certi aspetti ricorda Fabio Testi – e alcune soluzioni di regia come dei long-takes psicologici piuttosto efficaci e l’ultima parte turistico-monumentale coi religiosi in gita al museo e a teatro, mentre la mdp si aggira circospetta.

Un’occasione mancata. Certamente diseguale, comunque godibile. Da riscoprire.

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