Regia di Sylvain Chomet vedi scheda film
Immaginate di tradurre Jacques Tati in punta di matita: ne otterrete l'effetto surreale di questo film di animazione francese che racconta di un orfanello cresciuto dalla nonna, la quale fa del ragazzo una promessa del ciclismo. La storia, che si srotola nell'arco del trentennio che va dai '30 ai '60 (si vede anche una versione animata di De Gaulle) è interamente imperniata sul tentativo della nonna di ritrovare il ragazzo, rapito dalla mafia statunitense per venire impiegato come pedalatore nelle scommesse clandestine. L'operazione riesce anche grazie all'aiuto di tre arzille vecchiette e di un cane. Film agli antipodi dall'ottimismo sentimentaloide di stampo disneyano, Appuntamento a Belleville è un cartoon crepuscolare, in diversi momenti addirittura tetro, afasico (le sole parti parlate sono - come appunto nei film di Tati - del tutto irrilevanti), venato da una sguardo impietoso sui corpi e sulla loro profanazione (i corpi delle rane che fanno da pietanza quotidiana alle tre vecchiette, ma anche quelli obesi che dilagano della metropoli d'oltreatlantico, quello della nonna poliomielitica o quello del protagonista) che lascia trapelare una visione sardonica dell'umanità. Portando la sua cifra stilistica al paradosso, Chomet lascia la narrazione sullo sfondo, collocando in primo piano l'antiestetismo bolso di questa umanità aliena.
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