Regia di Sylvain Chomet vedi scheda film
E' un gioiello di rara finezza stilistica. Per vari motivi. Innanzitutto perché è uno di quei pochi film d'animazione che avrebbe una sua ragion di esistere anche in una realizzazione con attori veri. E' un gran cartoon, Appuntamento a Belleville, una di quelle opere che infondono allegria e serenità. La storia è originale: un ciclista viene rapito da alcuni mafiosi durante il Tour de France. Questi se lo portano con una nave nelle Americhe, dove vogliono sfruttarlo per un esperimento di avanguardia cinematografica. Ma a seguirli - non senza difficoltà - c'è la nonna portoghese del campione, che si porta appresso un cane obeso e incontra in quel di Belleville tre arzille vecchiette, ex cantanti di grido, che si cibano di rane e sono cadute in disgrazia.
Eccentrico, raffinato, sincero, è uno dei migliori lungometraggi animati del primo duemila. E forse non è un caso che sia un cartoon che guarda al passato, che ambienta la propria azione in un arco di tempo lontano dal presente. Quasi ad esplicitare una crisi del racconto per immagini contemporaneo, probabilmente troppo influenzato dalla violenza imperante. Godiamoci questa perla gioiosamente vintage, che cita con intelligenza ogni tipo di riferimento iconografico (cinema, riviste, musica, sport, architettura, fumetto...) e si avvale di tre grandi componenti: un disegno leggiadro e beffardo; una colonna sonora spiritosa e travolgente; un cast di personaggi da antologia. Si ricordano con piacere la nonna intraprendente ed umile Mme Souza, i mafiosi squadrati e, soprattutto, "Les Tripplettes de Belleville", il trio delle quattro vecchiette ginger, davvero indimenticabile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta