Regia di Michael Haneke vedi scheda film
La natura inospitale di un pianeta che non è stato affatto creato per l'uomo; l'impossibilità nella comunicazione umana (lingue diverse, atteggiamenti inconciliabili, egoismi); il vincolo famigliare in disgregazione; le certezze e le comodità della modernità del terzo millennio, presenze eccessive delle nostre quotidianità. E infine la violenza, sovrappensiero costante. Haneke torna sempre sui suoi passi e anche nel Tempo dei lupi si riaffaccia sulle sue tematiche favorite, mettendo il tutto in scena con la consueta glacialità ed una pressochè totale mancanza di input, con vera perfidia nei confronti dello spettatore. Che deve pertanto essere disposto ad accettare tutto, non farsi domande oppure rimanerne travolto, soccombere inevitabilmente alla marea di quesiti irrisolti che la storia suggerisce. Meno incisivo della Pianista, meno corposo di Funny games.
Madre, padre e due figli piccoli, famiglia medio borghese, entra nella casetta delle vacanze, sperduta nei boschi, e vi trova accampati alcuni stranieri, presumibilmente immigrati clandestini, che freddano sul colpo il padre e cacciano via gli altri tre. Incomincia un'odissea da incubo per la donna ed i suoi due bambini, nel desolante, freddo e vuoto scenario circostante.
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