Regia di Nuri Bilge Ceylan vedi scheda film
Mahumt fa il fotografo di professione e vive un’esistenza appartata e solitaria a Istanbul. A interrompere lo scorrere monotono delle sue giornate arriva Yusuf, un cugino che dalla provincia è arrivato in città per sfuggire dalla disoccupazione e cercare lavoro. Yusuf si installa a tempo indeterminato a casa del fotografo, sconvolgendo le sue abitudini, e presto i due arriveranno a scontrarsi.
Uzak è un film quantomai significativo sulla rassegnazione e il disincanto. Mahmud in passato aveva dei sogni artistici: ora da molti anni fa foto insulse per riempire i cataloghi di un’azienda. Quando si trova davanti a un bel paesaggio e sa che potrebbe venirne fuori un’ottima foto, non ha la pazienza né la voglia di tirare fuori la camera per scattare. Consuma pranzi solitari dentro pub dove osserva gli altri che si divertono, guarda VHS erotici, ha una ex-moglie che incontra ancora ma che ormai si è rifatta una vita con un altro uomo. Tutte le speranze sono spente, tutte le energie sopite. Lo si capisce dal suo viso segnato e coperto di barba ispida, dai suoi occhi che si fissano sui panorami del freddo mare di Istanbul cercando risposte che non ci sono. A fargli da contrappunto è Yusuf, un ragazzo che sembra già vittima dell’apatia in cui è sempre vissuto. I suoi tentativi di cercare lavoro nella grande città sembrano mollicci e velleitari: egli più che altro brama le belle sconosciute che incrocia qua e là e che non ha il coraggio di abbordare.
L’incontro tra questi due uomini stanchi ha tutto il sapore di un’occasione mancata. Nel cercare di aiutare Yusuf a trovare lavoro, Mahmud potrebbe forse uscire - almeno per un po’ - dall’inerzia arida che lo avvolge. Ma il fotografo si rifiuta di fornirgli qualsiasi aiuto: lui si è fatto da solo, quel suo sprovveduto parente non deve aspettarsi da lui o da altri la benché minima spinta.
La città di Istanbul - in questo ritratto amaro e disincantato del regista turco Nuri Bilge Ceylan - è la cornice perfetta di queste esistenze immobili: il mare sbatte gelido al porto, la neve scende a suggellare una situazione per sempre statica, a rimarcare l’inutilità di qualunque sforzo e tentativo.
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