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Tiresia

Regia di Bertrand Bonello vedi scheda film

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La recensione su Tiresia

di alan smithee
8 stelle

Un magma incandescente dall’effetto stordente ed ipnotizzante anticipa, tra le note affascinanti dell’Allegretto della VII sinfonia di Beethoven, la storia di un individuo metà uomo metà donna, dal nome non casuale di Tiresia: una vicenda forte, incandescente come la lava di cui sopra, che procede per binomi distinti ed ossessivi: donna prima, poi uomo, due attori che interpretano il protagonista, un attore (l’unico noto, Laurent Lucas, che al contrario ricopre due ruoli, uno in ognuno dei due episodi consequenziali.

Nel Bois de Boulogne a Parigi un giovane ossessionato dallo studio dei corpi (Lucas), umani ed animali, rapisce un transessuale di nome Tiresia e lo rinchiude in uno scantinato non per abusarne, ma per studiarne le peculiarità corporali che lo vedono nel contempo uomo e donna. Poi, col passare dei giorni e la parziale perdita dei tratti femminili a causa della mancata assunzione di ormoni, il rapitore improvvisamente rifiuta quel corpo dai tratti mascolini, e lo acceca in un impeto di ira, per lasciarlo ferito grave in un bosco. Qui viene raccolto dalla giovane Anna che lo accudisce a se. Col passare dei giorni le ferite agli occhi si cicatrizzano e Tiresia, ormai uomo a tutti gli effetti, acquisisce senza capirne il motivo, capacità di preveggenza, divenendo un simbolo di riferimento per la popolazione della campagna nei dintorni. Qui incontra un parroco (ancora Lucas) che nota l’attinenza della storia del ragazzo con il personaggio mitologico cangiate di Tiresia, e ne rimane affascinato, predisponendosi alla contemplazione.

La “perfezione dell’imperfezione” è il paradosso cardine a cui ci spinge a riflettere Bonello in una tra le sue opere più ostiche e complesse, ma anche tra le più riuscite e potenti: uomo e donna riuniti assieme per uno scherzo della natura che in realtà eleva ad una superiorità che conferisce una posizione di supremazia, forte di capacità di preveggenza che contribuiscono ad elevarne il prescelto ad una semi divinità.

Cupo, ossessivo e votato, al pari del film d'esordio dell'autore, Quelque chose d’organique, a sondare gli umori della terra, della natura, dei corpi in mutazione o in disfacimento, Tiresia è una ossessiva riflessione sulla condizione dei diversi e sull’inutile ricerca di una perfezione terrena che non ha futuro né possibilità di integrazione.

Bonello, quasi come ne Le pornographe, non si nasconde di fronte alla necessità di sondare corpi, organi sessuali e fisicità che tuttavia non hanno molto di scabroso, ma tendono a celebrare una complessità che persino madre natura teme e considera come l'eccezione che conferma una regola di per sé piuttosto rigida.

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