Regia di Mar Coll vedi scheda film
Salve Maria Because the line that separates lucidity from darkness has not yet been drawn
Salve Maria
Because the line that separates lucidity from darkness has not yet been drawn
Adrienne Rich, poeta, saggista, femminista statunitense
Basato sul romanzo ‘Las madres no’ di Katixa Agirre, il film Salve Maria di Mar Coll, presentato in Concorso internazionale a 77 Locarno Film Festival, colpisce all’anima.
Chi non è rimasto sconvolto dal Caso Piffari, in cui una madre ha lasciato morire di stenti, al caldo, sola e senza cibo la sua piccola per andare a divertirsi, alzi la mano?
Il fascino repellente della “sindrome di Medea” , nella mitologia la storia di una madre che uccide i figli, è intramontabile. E ben si spiega come, senza giustificazioni Medea, in greco, significhi appunto “scaltrezze”.
Questo dice già molto del carattere del personaggio che, per raggiungere i suoi fini, come la Pifferi, non esita a commettere con deliberata astuzia i più atroci delitti, incluso l’omicidio dei suoi stessi figli.
Potente. Intenso. Veritiero, Salve Maria sblocca un tabù di cui non si parla abbastanza: la sindrome di depressione post partum, la latitanza dell’istinto materno e gli effetti collaterali del dare alla luce un figlio.
Che esistono.
Essere madre è un esperienza sia irrazionale che viscerale e comporta sincretismi non facilmente gestibili
Che sia una mastite, il blocco della propria libertà ed esistenza, l’ibernazione o fine della carriera e i risvolti sulla vita sessuale di una donna, ora madre, il film, nell’unica versione credibile, cioè il thriller, misto al doc, ben illumina i danni collaterali della maternità.
Senza assolutamente giustificarli.
Dal fisico che cambia, al latte che esce dal seno o i fianchi ingrossati, il passaggio alla testa che svalvola, avviene in un attimo.
La Coll mette ben in luce, non giudica, si limita con suoni tortuosi, un sound design acrilico, martellante e sfinente come il pianto esagerato e ininterrotto del bambino, a dare un sapore, un odore, un colore a quel disagio
Ottime le interpretazioni tra cui quella un pò folle della protagonista che conclude il suo delirio, a fine film, ballando felice e libera in discoteca
Gli studi epidemiologici
Uno dei periodi della vita a maggior rischio per le donne è rappresentato infatti dalla gravidanza e dal post partum. Studi condotti in nazioni e culture diverse evidenziano che la depressione colpisce il 12% delle neomamme, con episodi che durano anche 6 mesi. La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all’altezza nei confronti degli impegni che la attendono.
Spesso inadatta a gestire un bambino che non sente suo, la non madre lo è non solo nei casi di violenza o di gravidanza indesiderata, ma in tutti quelli in cui l’istinto materno è assente !!
Il 70-80% delle puerpere sperimenta il cosiddetto “baby blues” che consiste in una certa instabilità emotiva che colpisce la donna immediatamente dopo il parto. Non si tratta di uno stato patologico. Spesso non vi è necessità di un intervento terapeutico (farmacologico o psicoterapeutico) strutturato perché il disagio tende a rientrare spontaneamente.
ll 10-15% delle puerpere va invece incontro ad un vero e proprio stato depressivo. Questo tende non scompare spontaneamente come il “baby blues”. delle madri non trattate il 50% risulta ancora depresso dopo 6 mesi.
La trama
María, giovane scrittrice appena diventata mamma, viene a conoscenza di un evento sconvolgente. Una donna francese ha annegato nella vasca da bagno i suoi gemelli di 10 mesi. María diventa ossessionata dall’infanticidio: perché quella mamma li ha uccisi? Da quel momento in poi, l’ombra dell’infanticidio la perseguiterà come una possibilità vertiginosa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta