Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
Sui tetti insolitamente assolati (ma durera' poco!) di una affascinante San Pietroburgo ripresa con attraenti luci soffuse tendenti al giallino, si disputa un confronto molto fisico tra un giovane affascinante padre quarantenne e il biondo figlio ventenne, entrambi militari, il primo in congedo in seguito ad una seria ferita ad un polmone, il secondo iscritto con motivazione alla stessa scuola militare del genitore.
L'assenza pesante di una presenza materna che da tempo li ha lasciati, la preoccupazione del giovane per la salute del padre (che pero' mostra ancora un gran fisico e salta da un tetto all'altro con mirabile disinvoltura) fanno sì che il rapporto tra i due si caratterizzi per un attaccamento e una fisicita' certamente fuori dal comune, suscitando meraviglia (e forse un po' di invidia e attrazione) anche da parte di un vicino coetaneo del figlio.
Diversamente dalle altre opere dell'ottimo regista russo, questa volta Sokurov procede con un uso insistito del primo piano, che illumina i volti, prima quello seducente del padre, poi quello bello e meravigliato del figlio, infine quello perfetto e dipinto della fidanzata di quest'ultimo.
L'intreccio affettuoso (e apparentemente omo-erotico, anche se il regista nega decisamente e con una certa stizza, ribadendo che non era questa la sua intenzione, pur non serbando nessuna problematica nei riguardi della tematica) tra i due individui e' l'essenza del lungometraggio, riuscita interpretazione/variazione dell'altrettanto partecipata opera precedente "Madre e figlio", in cui pero' l'elemento "dolore" per l'imminente perdita dell'adorata madre finiva per dare alla pellicola quella perfezione e liricita' che questo film, piu' solare e a tratti quasi divertito, tende a perdere strada facendo.
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