Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
Nella scena iniziale due corpi si affrontano, abbracciandosi e respingendosi, in un groviglio di membra giallognole, immerse in un sorta di gelatinoso fluido uterino. I due uomini sono come gemelli, perché entrambi figli della donna, ma anche rivali, perché entrambi, della donna, sono anche amanti. In questo film il mondo maschile e quello femminile appaiono distanti, e in opposizione; nel primo il diktat è quello della solidarietà (come estensione del cameratismo tra commilitoni), però il distacco dal secondo fa mancare quel collante materno che sembra il prerequisito indispensabile al concetto di famiglia. L'unione tra gli uomini non si basa su un affetto primordiale ed incondizionato, bensì è il risultato di un incontro-scontro di bisogni e aspirazioni, e si alimenta di un'illusoria affinità di fondo che, però, rimane dubbia e inafferrabile. Gli uomini non sanno cosa li spinga a stare insieme, non si specchiano uno nell'altro, si parlano, ma non sempre si capiscono, e, all'occorrenza, si ritrovano a combattersi. E forse l'autorità paterna – l'amore che, secondo Sokurov, "crocifigge" – è solo un modo sbrigativo per imporre al figlio una somiglianza inesistente, un'identità di valori e inclinazioni che la natura, di per sé, non crea.
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