Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Caviamoci subito il dente, anche a costo di sorbirsi le contumelie dei tanti fans accaniti del cinema di Clint Eastwood (e per la verità io sarei anche uno di loro): "Mystic River" non è nient'altro che un episodio, dilatato oltre le due ore, di "Law and Order - Scena del Crimine" o di qualsiasi altro simile serial poliziesco che vi venga in mente. Se vogliamo essere franchi fino in fondo, aggiungiamo che, spesso e volentieri, le sceneggiature di quei polizieschi sono anche più complesse e sfaccettate di quella scritta da Brian Helgeland (sulla base di un romanzo di Dennis Lehane, che non ho letto e sul quale non mi pronuncio), che mette un quintale di carne al fuoco ma che fatica a gestire tutte le possibili sottotrame e delude non poco nella prevedibilità dell'intreccio (dopo mezz'ora si capisce benissimo chi è l'assassino e come andrà a finire). Eppure, nonostante questi pressupposti non esattamente esaltanti, vien da pensare che la misura della grandezza del Clint Eastwood regista risiede proprio nella capacità di riuscire a trasformare una materia tutto sommato banale in una potente tragedia corale dal sapore quasi shakesperiano, densa come una nube di zolfo e cupa come la disperazione più nera: infanzia violata, divorante senso di colpa, tradimento, fratricidio, vendetta, morte... "Mystic River" è un'opera impressionante e dolente, diretta con asciutto rigore formale (e aggiungerei persino morale) da un vero maestro del cinema contemporaneo. Certo, parte del merito va comunque attribuito ad un eccezionale cast d'attori, nel quale spiccano senz'altro Sean Penn e Tim Robbins (per questo ruolo giustamente premiati agli Oscar del 2004). Molto bella e suggestiva anche la contrastatissima e tenebrosa fotografia di Tom Stern. In definitiva "Mystic River" è un gran bel film, che difficilmente vi lascerà indifferenti ma che, sicuramente non è il capolavoro a cinque stelle che parte della critica (e anche FilmTv) ha entusiasticamente acclamato: voto positivo.
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