Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
“Mystic river” è un grande noir. Clint Eastwood porta sul grande schermo un romanzo di Dennis Lehane, che ha come protagonisti un coacervo di vittime e carnefici insieme della società americana. È in chiave metaforica infatti che questo film va considerato.
Brevemente: negli anni ‘70 tre ragazzini della provincia americana sono coinvolti loro malgrado in un fatto di cronaca che finirà per sconvolgere le loro esistenze. A distanza di 25 anni, un destino cinico, che ha visto prender loro strade decisamente differenti, li riunirà e, come il più classico dei ricorsi storici, farà ancora del male alle loro anime.
Tale fatto rappresenta l’asse di rotazione non tanto delle vicende dei protagonisti, quanto dell’orbita delle loro coscienze. Jimmy, Sean e soprattutto Dave vedranno condizionate le proprie vite da un unico accadimento, rimosso forzosamente dalla memoria perché troppo ingombrante.
Eastwood traccia la storia inizialmente con grande linearità. Poi gli fa prendere una piega che insinua confusione in un quadro che sembrava estremamente lampante. In realtà i più smaliziati degli spettatori comprendono da subito che l’andamento delle vicende non può essere così scontato: è troppo evidente per essere andata realmente così! E infatti alla fine il film ci restituisce una soluzione della vicenda inattesa. Tale risoluzione però è trattata con troppa sufficienza. Ma non è un difetto, è piuttosto una scelta precisa perché il film non è un giallo, ma un noir. E allo spettatore non importa chi è il colpevole, quanto piuttosto come ne escono le coscienze dei tre eterni ragazzini.
Eastwood sottolinea con vigore l’identità fortemente americana della vicenda. La parata finale in cui colpevoli, innocenti, vittime e carnefici si ritrovano tutti a festeggiare, è estremamente simbolico (il rito della “parata” è tipico degli Stati Uniti). Dunque quella di “Mystic river” è una critica severa ad alcune convenzioni americane e al declino morale di una società intera (l’atto finale di Jimmy è altresì una denuncia dell’irreversibilità della pena di morte). D’altronde la presenza degli straordinari Robbins e Penn (attori borderline per antonomasia) non è che una conferma di tale scelta (di campo).
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