Regia di Dalton Trumbo vedi scheda film
Un film eccezionale. Impressionante. Onesto fino ad essere stomachevole. Giusto vietarlo ai minori dei 14 anni, almeno. Ma anche giusto obbligare tutti a vederlo prima dell’ingresso nella maggiore età. È un film realista e, apparentemente, pessimista allo stesso tempo: mostra il peggio che realmente può accadere a un uomo. Il quale dice: “voglio morire… ma come può esserci Dio…” e altre frasi che sembrano orrende oppure blasfeme ma che sulla sua bocca (anzi, non aveva neanche più una bocca; di integro gli rimaneva solo parte del cervello e poco altro) avevano un senso. Non è affatto un inno al pessimismo o alla sfiducia: anzi, al contrario è un inno alla vita e a tutti modi di esservi il più possibile attaccati in modo sano. Il protagonista fa di tutto per vivere. È invece certamente un inno contro la guerra: doverosi, realistico, il minimo che si possa fare (lo si dice con tutto il rispetto verso quest’opera d’arte di grandissimi valore ed efficacia nel rendere il messaggio), nel senso che ogni difesa della guerra come mezzo positivo in sé, ogni elogio addirittura, passano per quello che sono: qualcosa da mettere via perché a buon diritto ce ne si deve vergognare. È un film intelligentemente sessantottino, opera unica del regista che, come è noto, ha pagato di persona la critica al mostro Usa in cui viveva.
Il film è estremamente crudo, ma continuamente commuovente. Come lo è l’infermiera che cerca di alleviare il dolore del protagonista. Costui lo rende non solo un film sulla guerra, ma soprattutto sulla malattia, e ancora di più sulla sofferenza estrema: e quindi va a fondo sulla condizione umana. Non è affatto un’opera pessimista: ma anzi un’opera che invita a non sciupare mai le occasioni per essere felici, neppure le più piccole. Altrimenti i rimpianti sono grossi, finché non è troppo tardi.
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