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Le invasioni barbariche

Regia di Denys Arcand vedi scheda film

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La recensione su Le invasioni barbariche

di pippus
9 stelle

Dopo la seconda visione per poterne apprezzare appieno le sfumature, l'aspetto che più mi stupisce consiste nelle motivazioni negative di alcuni detrattori: " Film noioso, statico, non ha nulla da dire ecc".

Dandone per scontata la trama, non avrei remore: sono del parere che i vari premi siano tutti ampiamente meritati.

Riterrei il film tutt'altro che noioso, con moltissimo da dire e, fortunatamente, è statico (su questo aspetto concordo totalmente, di certo non è un film d’azione).

La sceneggiatura, dello stesso Arcand, è fluida e intelligente per una interpretazione di indubbia pregnanza, i dialoghi sono costantemente di alto profilo con repentini cambiamenti di stile e intelligenti battute. I protagonisti si muovono in un contesto intellettuale di alto profilo, e le tematiche affrontate spaziano dalla storia alla politica, al gusto per il piacere di vivere.

Un film dissacrante che si pone con una diversa prospettiva di fronte a quelli che, per antonomasia, sono temi quasi impudici: il fine vita volontario e la droga, in questo caso legati inscindibilmente per ottemperare al desiderio di fuga dal dolore fino all'ultimo istante di colui che un'esistenza convenzionale non l'ha mai vissuta né ambìta.

Ed è proprio questo l'aspetto orchestrato da Arcand: veicolare  il messaggio che una vita "convenzionale" non è l'unica possibilità per vivere "correttamente", se con questo termine non ci si limita a interiorizzare il rispetto per gli schemi canonici dell'occidente.

Remy non ama formalismi e preconcetti, i suoi occhi vedono il mondo attraverso la lente di un sano edonismo epicureo, non viziato da falsi moralismi né frenato da dogmi di qualsivoglia origine. Proprio qui sta il dualismo valutativo: entrano in gioco recondite dinamiche nell'intimo di ognuno di noi e, semmai, a questo proposito si potrebbe pronunciare la classica frase " il film non è per tutti", in modo da poterne approvare e giustificare i messaggi solo qualora lo spettatore goda di una permissiva filosofia di vita, eventualmente corroborata da un pizzico di agnosticismo.

 

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