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Le invasioni barbariche

Regia di Denys Arcand vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le invasioni barbariche

di port cros
7 stelle

In "Le Invasioni barbariche" il regista franco-canadese Denys Arcand racconta il commiato dalla vita di Remy, un intellettuale di Montreal, professore universitario di storia, un tempo grande viveur e donnaiolo, che scopre di essere affetto da una malattia incurabile. Al suo capezzale si riuniscono inizialmente familiari, con cui i rapporti non sono facili: l'ex moglie gli rinfaccia i tradimenti subiti ed il figlio Sebastien, che ha avuto successo nel mondo della finanza londinese, è così diverso da lui e  i rapporti sono freddi e distaccati, mentre la figlia è lontana, in viaggio su una barca nell'Oceano Pacifico. Nonostante la reciproca incomprensione che sembra dividerli , Sebastien è disposto a fare di tutto per alleviare la sofferenza del padre: grazie al suo denaro ottiene di farlo trasferire uin un'ala dell'ospedale che fa ristrutturare appositamente per lui, e inoltre si mette alla ricerca dei colleghi ed amici dell'uomo per radunarli attorno al suo letto per accompagnarlo verso la fine. Di fronte alla sofferenza del padre, Sebastien non si fa scrupolo di mettersi in contatto con una tossicomane per ottenere l'eroina che può aiutarlo a sopportare il dolore. L'ultimo gesto di amore del figlio sarà organizzare per Remy una morte dignitosa. In una villa sul lago di proprietà di uno degli amici, che per il professore malato rappresenta "il luogo dove sono stato più felice", Remy si accomiata da familiari ed amici e si fa iniettare una dose letale di eroina che lo porta alla morte.

I personaggi che si riuniscono al capezzale di Remy sono espressione di un mondo intellettuale ormai disilluso e cinico, che ha abbandonato le utopie della gioventù poer accontentarsi di una vita comoda e agiata, magari con lauti stipendi a spese dei contribuenti per inarichi inutili ottenuti con metodi dubbi. Il cinismo e la disillusione sembrano tratti dominanti anche di Remy, non tanto per la consapevolezza della morte incombente ma per la caduta di ogni illusione sulla natura umana: dibattendo con la suora-infermiera il professore ribatte alla sua ingenua speranza basata sulla fede con la dura consapevolezza che la storia degli esseri umani è segnata da orrori e sopraffazioni. L'agonia di Remy sembra la rappresentazione dell'agonia di una generazione che dopo aver attraversato tutti gli "ismi" si rende conto di non essere risucita a trovare il "senso" sella vita. Il film però non condanna il mondo ateo ed epicureo per proporci di cercare risposte nella fede: anche la religione, come ci mostra la scena della visita della moglie di Sebastien al deposito di oggetti sacri ormai abbandonati e "senza valore", ha fallito ed è stata abbandonata. Di fronte al disincanto della generazione di Remy, una qualche vitalità la manifestano ancora i giovani, Sébastien e la tossica. Il  problema è che cercano il senso della loro vita in altre illusioni di felicità, rispettivamente il denaro e la droga. Probabilmente qualche anno dopo anche loro saranno presi dallo sconforto. L'unico personaggio veramente felice e realizzato del film sembra essere la figlia di Remy, che rimane a distanza da queste vicende, insegue le sue passioni in barca sull'oceano, ed appare solo nei video che invia al padre. 

Il film è tutto basato sulla sceneggiatura e sui dialoghi, spesso ironici e brillanti e ricchi di citazioni colte, ma che a volte rischiano di cadere nell'intellettualismo seccante.  La bella scena iniziale dei titoli di testa, in cui la macchina da presa segue l'infermiera lungo l'affollato corridoio dell'ospedale, faceva sperare in una regia più dinamica e virtuosa, invece il resto del film è abbastanza statico. La scena migliore è quella del ricordo delle donne famose che hanno segnato l'immaginario erotico di Remy, a partire da Ines Orsini nel film su Maria Goretti: saà questa l'immagine con cui il professore chiuderà gli occhi per sempre.

 

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