Regia di Denys Arcand vedi scheda film
Un buon film che, come suggerisce il sottotitolo, va a completare quanto già Arcand ci disse con il suo primo film importante, "Il declino dell'impero americano": la sua critica della società capitalistica parte da un marxismo filtrato e riveduto attraverso le disillusioni dell'esperienza e si basa su un umanesimo (non a caso vengono citati libri come "Se questo è un uomo" di Primo Levi e "Arcipelago gulag" di Solgenitsyn) che ci può accomunare in quanto membri del genere umano. Certo il film lascia un po' perplessi per un certo buonismo di fondo (la moglie si stringe commossa al capezzale del moribondo a braccetto con due tra le sue innumerevoli amanti) e per la scelta di ambientare la vicenda nell'alta borghesia: il figlio del protagonista sembra comprarne l'affetto e addolcirne la dipartita grazie al denaro. È probabile che Arcand abbia voluto raccontare una vicenda paradigmatica non di tutta l'umanità, ché pochi sono nel mondo coloro che hanno le possibilità economiche dei personaggi del film, ma di un certo ceto sociale, quello appunto che rappresenta "la civiltà americana" (intesa come capitalistica) in declino. Sarebbe interessante vedere un analogo film realizzato in una famiglia proletaria, realizzato magari da Ken Loach.
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