Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Rigoroso, intransigente, per nulla accomodante, questo "Elephant" appartiene al Van Sant più sperimentale e di nicchia, non certo alla sua produzione mainstream in cui ha riscosso notevoli successi commerciali come "Good Will Hunting". E' una storia di malessere giovanile che sfocia nella follia omicida, ispirata alla strage di Columbine del 99, in cui il regista semina molti indizi senza però fornire tutte le risposte, e lasciando alcune questioni importanti volutamente irrisolte. Formalmente ineccepibile, con lunghi piani-sequenza mobili girati con una Steadycam per i corridoi della High School che volutamente omaggiano i memorabili tracking-shots di "Shining", "Elephant" è un film per molti versi inquietante nella sua voluta freddezza e opacità. La violenza del finale non ha assolutamente nulla di compiaciuto ed è inserita in una maniera fortemente ellittica che fa pensare all'Haneke di "Funny games"; Van Sant avrebbe potuto a mio parere chiarire meglio alcuni snodi e dare più spessore ad alcune figure che, pur apparendo con il proprio nome a segnare alcuni presunti "capitoli" del film, nei fatti restano poco più che comparse di cui alla fine lo spettatore non sa praticamente nulla, anche se ovviamente intuisce la fine a cui sono destinati. Riguardo alle figure dei due killer Alex (altro omaggio a Kubrick) ed Eric, Van Sant lascia intuire bullismo, abbandono familiare, omosessualità e perfino pedofilia con il preside (se ho compreso bene dal dialogo nelle ultime scene), ma non risolve volutamente l'enigma e richiede molto in termini di attenzione dallo spettatore, che con una sola visione potrebbe anche non comprendere tutti i nessi di causa-effetto. L'immagine che ne viene fuori è raggelante e amarissima e il film si lascia ammirare per molte soluzioni di regia, ma l'incastro narrativo della sceneggiatura non mi convince fino in fondo, almeno non fino al punto da far assegnare al film la Palma d'Oro e il premio per la migliore regia a Cannes. Il titolo è fortemente metaforico e omaggia un cortometraggio irlandese di Alan Clarke del 1989. Efficaci le prestazioni degli interpreti non professionisti fra cui mi risulta fifficile stabilire una gerarchia di bravura.
voto 8/10
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