Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Elephant è un film intriso da una agghiacciante lucidità. Gus Van Sant attraverso scelte stilistiche molto precise ci mostra come la follia possa generarsi dalla semplice quotidianità. Il regista dilata i tempi della narrazione attraverso carrellate e lunghi piani sequenza che seguono i ragazzi. Il tempo della storia si avvicina al tempo reale, spesso nella vita i minuti passano senza che succeda niente di interessante. In questo modo entriamo anche noi in una atmosfera semplice, di vita vissuta, di una quotidianità a volte anche assai banale. I ragazzi camminano, si muovono all' interno della scuola, scambiano alcune parole, si incontrano e si salutano. Ognuno viene seguito dalla macchina da presa nel suo percorso giornaliero, apparentemente verso nulla di importante. Gran parte del film si rivela una lunga e inquietante attesa, Gus Van Sant gioca con le aspettative dello spettatore, crea molti possibili inizi di altrettante storie ma non ne sviluppa nessuna, ci fa rimanere incollati ai corpi dei ragazzi, li seguiamo all' interno della scuola sempre nella speranza che accada qualcosa. Il mondo intorno a loro è sfuocato, a volte non possiamo neanche guardare cosa sta succedendo oltre le spalle e la testa dei personaggi. Siamo inchiodati dietro le loro schiene. E continuiamo a seguirli. Senza poter fare altro. L' atmosfera creata dal regista serve per poter fare esplodere la violenza nella scuola. Quando il massacro avviene, segue le stesse modalità del ritmo della vita quotidiana dei ragazzi. Non c'è niente di eccessivo. E' tutto estremamente e cinicamente reale. Nessuno a dato fuori di testa. Non ci sono pazzi che urlano o fanno gli eroi. Ci sono due ragazzi che per divertirsi decidono di ammazzare qualcuno. Ci sono altri ragazzi che senza sapere niente muoiono. E basta. E dietro di loro non ci sono storie che ce li fanno ricordare o rimpiagere. Ci sono solo quei minuti in cui li abbiamo visti camminare o sorridere o addirittura non fare niente. Ci sono loro un minuto prima e poi...bum. Morti. Senza una spiegazione o una ragione. Così.
Ed è questo il senso di agghiacciante lucidità di cui parlavo prima. Che si esprime in maniera macabra nella cantilena della scena finale. Non ci sono implicazioni psicologiche ( a parte un' accennata e stonata nota sull' omosessualità repressa e sui problemi in famiglia), non ci sono grandi discorsi o momenti da ricordare. C'è la vita che scorre e si svela in una forma purissima, c'è la morte che arriva con la velocità dei proiettili, c'è un elefante enorme in mezzo a quella cazzo di scuola e tutti continuano a voler far finta di non vederlo
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta