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Anime erranti

Regia di André Téchiné vedi scheda film

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La recensione su Anime erranti

di hupp2000
9 stelle

Lo considero una delle migliori prove di André Tèchiné, ma anche uno dei suoi film più tristi, in ragione di un finale che mi guarderò bene dal raccontare. Parigi, giugno del 1940. L’esercito di Hitler è ormai alle porte della capitale e la gente comincia a fuggire verso sud con qualsiasi mezzo. Nel corteo della disperazione, una giovane madre rimasta vedova all’inizio del conflitto e i suoi due figli fugge attrtaverso i campi dopo aver subito un attacco di stukas tedeschi. Ai tre personaggi si unisce un ragazzo di 17 anni, introverso e coraggioso, che li guida verso una grande e bella villa abbandonata dai proprietari. In questo scenario si svolge una vicenda umana complessa e profonda, nasce una specie di famiglia anomala e involontaria nella quale i caratteri dei vari soggetti subiscono una trasformazione radicale. Sono figure deboli e minacciate. L’unico punto di forza su cui possono contare è la loro unione, che si irrobustisce con il passare dei giorni. Lungo l’intero film, non si vedrà l’ombra di un soldato tedesco, ma l’opprimente presenza dell’occupante aleggia su ogni fotogramma. Qua e là, appaiono immagini di repertorio in bianco e nero: distruzioni, esodi di massa, bombardamenti. Diretta da André Téchiné, Emmanuelle Béart riesce a dare il meglio del suo talento recitativo, pari solo alla sua disarmante bellezza. Basti pensare a “Niente baci sulla bocca” del 1991 e al doloroso “I testimoni” del 2006. Qui, trova uno dei suoi ruoli più drammatici e completi. Madre e vedova protettiva quanto ingenua all’inizio della videnda, si trasforma con il passare del tempo in una donna più matura e sensibile sia nei confronti dei due figli che nel suo intenso e difficile rapporto con il giovane che la strapazza, l’aiuta e la corteggia. Il diciassettenne ottimamente interpretato da Gaspard Ulliel, giovane temerario  dal passato tormentato, è senza dubbio la figura più commovente del film. Di lui non sapremo quasi alcunché, ma vive un’avventura che vale una vita. Il tutto è immerso in un contesto rurale di quasi assurda bellezza, circondato come è da un dramma storico violento e sanguinario. La toccante colonna sonora affidata a Philippe Sarde sottolinea ulteriormente questo contrasto.

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